Aldo Mazza
La biografia riportata è tratta da: Dizionario Biografico degli Italiani Treccani - un ventaglio della sua opera pittorica lo puoi vedere cliccando qui.
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Aldo Mazza – Nacque a Milano il 5 luglio 1880 da Adelio e da Carolina Alberti. Il M. dovette derivare la propria inclinazione artistica dalla famiglia paterna: egli era infatti nipote del pittore di storia Giuseppe e pronipote del paesaggista Salvatore.
Nel 1897, lasciati gli studi classici, si iscrisse, su consiglio di M. Bianchi, all’Accademia di belle arti di Brera, dove seguì i corsi di pittura di C. Tallone. Sotto la spinta di quest’artista, il M. iniziò a sviluppare un colorismo tenue e vibrante esercitandosi nella tecnica del pastello e dell’olio.
Nel 1900 cominciò a collaborare con Vallardi come illustratore di libri per l’infanzia e romanzi, quali La partenza del crociato, ossia Il prode Anselmo di G. Visconti Venosta. Nel 1904 subentrò ad A. Cagnoni come caricaturista del settimanale umoristico milanese Guerin Meschino (1904-24) con una tavola intitolata Riposo festivo dei monumenti (n. 10).
Dotato di grande senso dell’umorismo e abile disegnatore, sull’esempio del predecessore elaborò un tratto grafico sinuoso e ondulato, raccontando gli egoismi della classe borghese, gli eccessi dello sport e le goffaggini dei politici, con una comicità pronta ed efficace (Cappa, 1928, pp. 10 s.). In questi stessi anni affiancò all’attività di illustratore le prime ricerche nel campo della pittura tradizionale, realizzando dipinti improntati in parte sullo stile espressivo realista (A spasso, 1903: ibid., p. 209) e altri sul colorismo vibrante e filamentoso di G. Previati (A S. Remigio, 1907: I Mazza…, tav. 45).
Nel 1905 sposò Paola Farnese e l’anno seguente partecipò all’Esposizione internazionale di Milano. Nel 1908 illustrò il Canzoniere della nonna di Neera (Anna Radius Zuccari) pubblicato a Milano dalla casa editrice L.F. Cogliati e fece le prime esperienze nel campo della cromolitografia, raggiungendo una consolidata reputazione anche come cartellonista pubblicitario.
Lavorò per le case editrici Sonzogno e Bertarelli (Milano), Geroldi (Brescia), Chappuis (Bologna) e per le Officine grafiche Ricordi di Milano, distinguendosi nella scelta di temi sottilmente umoristici (Gran veglione, 1904: Milano, collezione Officine Manzoni) e grotteschi (Vov Pezziol, 1910: Padova, collezione Prosperini). Confermò la sua fama in ascesa vincendo il premio per il manifesto Scienza per tutti (1909: Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Arch. stor. Ricordi) e realizzando il cartellone per la compagnia teatrale dell’attrice Dina Galli (Galli, Guasti, Ciarli, Bracci, 1910: Cappa, 1928, p. 209), dove con uno stile stringato e nuovo riuscì a conciliare il disegno caricaturale con le esigenze della promozione pubblicitaria. Conobbe allora il pittore e illustratore M. Dudovich, da cui derivò nuovi elementi lessicali, come il gusto per le forme bidimensionali e le ombreggiature a forti contrasti cromatici.
Sempre in questo periodo creò il manifesto per la casa di confezioni Mele di Napoli (Mele-Mode novità, 1910: Treviso, Raccolta F. Salce) ispirandosi a una vignetta umoristica di T. Heine per la rivista tedesca Simplicissimus (L’effetto sull’estero, XIII [1908], 8) e firmò il manifesto per l’Esposizione internazionale di umorismo di Rivoli (1911: Pallottino, p. 222). Fu inoltre presente alle più importanti mostre collettive, tra cui l’Esposizione dell’Accademia di belle arti di Brera (1912) e l’Esposizione degli acquerellisti lombardi (1913), dove presentò Appropriazione indebita (1912: Rocca, tav. 22).
Durante gli anni della prima guerra mondiale, nonostante fosse partito volontario ottenendo anche la croce di guerra, il M. continuò a dipingere e disegnare, come testimonia la sua collaborazione all’illustrazione degli scritti antiaustriaci di G. Antona-Traversi, raccolti in Gli Unni… e gli altri pubblicati da Ravà & C. a Milano (1915: Pallottino, p. 238). Fu inoltre autore di manifesti che esortavano al patriottismo e al prestigio nazionale, valori ancora presenti nel manifesto-proclama del 1919 «Cittadino hai un partito? Non ti chiediamo quale sia: sei un Italiano e basta!» (Cappa, 1928, p. 12).
Nel 1918 prese parte alla Biennale dell’Accademia di Brera dove ritornò nelle due edizioni successive; nel 1923 illustrò la strenna per l’istituto Cesare Beccaria (ibid., pp. 12 s.) e le storie umoristiche di Quota Pecetto (1923-27); l’anno seguente espose alla Mostra del ritratto femminile contemporaneo di Monza e iniziò una collaborazione con il quotidiano Il Secolo (1924-26).
Intanto, influenzato dalle coeve ricerche futuriste, il M. realizzò cartelloni dai tagli prospettici audaci attraverso i quali enfatizzava temi derivati dal mito sportivo e dalle temperie fasciste (Circuito di Milano, 1922: Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Arch. stor. Ricordi).
Nel 1928 tenne una prima personale alla galleria Pesaro di Milano e nel 1931 fu invitato alla I Mostra internazionale d’arte coloniale di Roma, dove espose Tripolitania (Roma, presidenza del Consiglio dei ministri). L’anno seguente pubblicò con Bertarelli a Milano il volume Figure femminili.
A destra un autoritratto dell'artista del 1934.
Alla fine degli anni Trenta la sua pittura raggiunse esiti importanti, le pennellate divennero più sciolte e libere, la trama disegnativa si semplificò e il colore raggiunse un’intensità accesa e morbida. Il desiderio di affermarsi come pittore lo spinse a misurasi con nuovi repertori: oltre a ritratti di bambini paffuti e imbronciati, dipinse eleganti figure femminili, paesaggi urbani (Milano. Giorno di festa, 1937: opera distrutta nella seconda guerra mondiale) e composizioni floreali (Rose, 1941: Milano, Galleria d’arte moderna).
Dal 1935 al 1941 collaborò con la rivista L’Illustrazione italiana e tenne una personale alla galleria Pesaro di Milano (1935), dove presentò un centinaio di opere, tra cui Estate (1917: Milano, Galleria d’arte moderna), Nudo. La montagna (1938: Pesaro, Galleria d’arte moderna). Da allora in poi la sua produzione artistica si concentrò su cartoline, manifesti e calendari con scene bozzettistiche interpretate da bambini, come il Calendario per l’Associazione propaganda risparmio Milano (1938: Milano, collezione A.G. Sagdos). Nel 1952 presentò un libro dedicato alla storia artistica della sua famiglia (I Mazza…).
Il M. morì a Gavirate (nella provincia di Varese) il 26 luglio 1964.
Serie di suoi manifesti sono presenti in numerose collezioni, tra cui la Raccolta Ferdinando Salce (Treviso, Museo civico Luigi Bailo); la Civica raccolta delle stampe A. Bertarelli del Comune di Milano; le collezioni, a Milano, della Rinascente e delle Officine grafiche Ricordi e, a Macugnaga, del Museo storico della montagna (ciclo pittorico di Quota Pecetto).
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