Chine su carta - 21x26,5 cm
Nota. Disegni/appunti realizzati in occasione del primo viaggio a Parigi, 1964, col critico d'arte Monteverdi
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Chine su carta - 21x26,5 cm
Nota. Disegni/appunti realizzati in occasione del primo viaggio a Parigi, 1964, col critico d'arte Monteverdi
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A sinistra
1964 Vinciana
Mario Lepore scriveva di lui: «Questa maniera tanto esatta di intendere la sua fatica, lo ha preservato da facili orgogli, oggi tanto comuni, così come la passione e la sincerità innate, lo hanno portato ad essere chiaramente e candidamente se stesso».
A centro
È dopo un viaggio a Parigi assieme al critico, divenuto amico, Mario Monteverdi, che "il pulcino timido" si fa airone, e spicca il volo. Inizia quindi il proficuo sodalizio con
la prestigiosa galleria Barbaroux, diretta dalle due omonime sorelle, che durerà per molti anni, fino alla chiusura dell’attività da parte delle due contesse, grandi scopritrici di talenti.
A destra
Il 35enne Borgonovo, con l’immancabile sigaretta, la sera dell’inaugurazione posa al fianco di una delle sorelle. Nella foto piccola l’altra sorella Barbaroux.
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Foto sopra: La prima freccia a sinistra indica Giu Pin, l'altra papà
Nella didascalia di destra: Chissà quale domanda avrò fatto a papà. Pare che sorridendo mi dica Scscscs... fai il bravo, dopo.
Quello che so e che mi ricordo, del Centro di Cultura SEI 63 è che sei artisti, nel 1963, si sono riuniti per meglio divulgare la loro opera, e questo lo ricordo bene, sopportare meglio le spese di uno studio in condivisione, mi pare in P.zza Imperatore Tito, Calvairate – neanche a dirlo. Di Giu Pin, ricordo che papà ne elogiava le capacità di sintesi nel disegno, raccontava sempre che l’aveva visto ritrarre sua moglie, seduta su un prato, con la gonna aperta e stesa davanti a sè, con un solo tratto di Bic, ricamandoci persino i merletti di pizzo della sottogonna che sbordavano. Anni dopo, ho avuto il piacere e l’incazzatura di lavorare "sotto" di lui. Chissà quale domanda avrò fatto a papà. Pare che sorridendo mi dica Scscs… fai il bravo, dopo.
Ero appena tornato dal servizio Militare ed ero disoccupato. Lui, il professor Pin (drin, drin, pronto Pin: Palermo Imola Napoli… così rispondeva al telefono, perché nessuno capiva quello strano cognome, che unito al soprannome… Giu, diventava un programma), Direttore Creativo dell’agenzia pubblicitaria (del noto liquore contro il logorio della vita moderna…) era un concentrato di contraddizioni; voleva che lo chiamassimo professore e ci raccontava aneddoti della sua vita, tanto privati che solo un vero amico poteva esserne custode. Aveva sempre un casino incredibile sul tavolo, ma non perdeva mai nulla, era tanto bravo e veloce nell’esecuzione, quanto impreciso e beccava sempre le mie di imprecisioni, e senza misurare. Quando papà è morto sono passato dal suo studio per dirglielo, non rispondendo al citofono sono andato al bar di P. Salgari, (ora di cinesi) il tipo mi ha detto: Pin, andatto via. Via dove? Via, pel semple. Era morto un paio di settimane prima.
L’ho odiato ed amato come si odia/ama un "grande capo". Lei mi ha insegnato davvero tanto. Grazie Professor Pin
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A sinistra
1961 La prima Personale
Il dépliant della sua prima personale e un lavoro esposto alla galleria Lux, in Brera.
Già in quell’occasione scrisse di lui Mario Monteverdi, apprezzato critico d’arte che lo seguirà negli anni a venire, con puntuali articoli.
Oltre al Corriere Lombardo ed alcuni altri quotidiani milanesi, pubblicò la notizia anche Grand Hotel, un settimanale di grande tiratura in quegli anni che incaricò lo studio Farabola di realizzare foto di vita quotidiana del "Vigile pittore".
Ricordo ancor oggi l’agitazione e la preparazione in famiglia per l’arrivo di quel fotografo, e poi la gioia e l’incredulità "infantile" nel vedere le nostre foto pubblicate su quel famoso settimanale.
A destra
Anche nell’ambiente artistico, come nel lavoro e nella vita quotidiana, Borgonovo ha sempre aggiunto la sua voce alle rivendicazioni nelle quali ha creduto, non curandosi delle possibili conseguenze.
Mi pare di ricordare che papà è stato tra i fondatori dei "pittori di via Bagutta".
Oltre alle collettive ed estemporanee alle quali ha partecipato in questi anni, nel ’62, presentato da Mario Portalupi, espone alla Schettini di via Borgospesso , famosa ed apprezzata galleria d’arte milanese
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Olio su tela - 50x40 cm
Firma: elbor
Nota: Quadro che inequivocabilmente appartiene alla produzione giovanile di Borgonovo, la firmaa "elbor" lo attesta, è interessante la scelta del soggetto, un'incidente stradale. Considerando la professione "primaria" dell'artista è piuttosto toccante l'opera.
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Olio su carta - con interventi a penna biro colorata blu e rossa - 21x30 cm
Data: 1961
Firma: elio borgonovo
Nota: Ragione d'inpostazione volumetrica, con paragoni d'equilibrio.
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China su carta - 29,5x20,5 cm
Data: 1961
Firma: elio borgonovo scritto in lettere minuscole, in un corsivo deciso e con quel "logo" che ha manterrà negli anni.
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Penna biro nera su carta - 16,5x12 cm
Titolo/appunto: Sonno
Nota: Ritengo essere mia madre la donna ritratta. Ricordo che portava lo chignon e alcune sue foto d'epoca lo confermano.
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Penna biro blu su carta - 24,5x17,5 cm
Data: 18-8-58 ore 0,30
Nota: Altri disegni riportano oltre alla data l'orario...
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Matita su carta 30,5x20,5
Data: 1943 - Se fosse riferito all'anno di realizzazione del disegno, significherebbe che papà l'ha realizzato all'età di 13 anni. Considerando invece la calligrafia della data, è più ragionevole pensare che sia un'appunto riferito al periodo alla quale si riferisce la scena riprodotta nel disegno.
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Matita su carta - 21x30,5
Data: 28-12-59
Firma: elbor
Appunto: vedi retro
Sul retro: Opera 6
Matita - 21x30,5
Appunto: vedi retro
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Olio su tela - 50x70 cm
Nota: È ragionevole supporre (o forse mi piace pensare)
che in questo quadro siano raffigurato Fausto in braccio alla mamma
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Olio su tela - 50x60 cm
Nota: Questo dipinto è il ritratto di mia madre, incinta di me. Ha sempre avuto per me un significato speciale e stimolato ricordi più lontani. Lo scarno arredamento, il tavolo con le gambe di quella forma così inusuale, lo chignon ed in particolare la posizione che "la donna" ha leggendo il giornale, sono particolari che mi riportano ai miei primi anni di vita. Es. Vivevamo in via del Turchino, e me ne stavo in un cantuccio (mio cantuccio preferito) tra il lavandino e il muro, nel cucinino, a parlare con la mamma mentre cucinava. Per tutti è così... no? Comunque sia... l'amore che ho verso questa "ecografia" dipinta da mio padre è grande. Ivo
I quadri realizzati in età giovanile, li ho scoperti, avvolti in un pacco, ficcati tra tutt'altre cose in cantina.
Al suo interno, infilato nel retro di un quadro, tra tela ed intelaiatura, c'era questo biglietto, che a parer mio suggerisce un aspetto "tenero" ma consapevole di Elio Borgonovo
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Olio su tela - 24x18 cm - Titolo: El chiod - Il chiodo
Nota: Il titolo l'ho dato io, quando ho scelto questo quadro come apertura della Retrospettiva e "logo" delle future iniziative relative a papà, "agganciandomi" a questo slogan: devo battere il chiodo per non far dimenticare il suo apporto artistico.
Cari amici e visitatori,
desidero fare una precisazione; ciò che a seguire vedrete, non è come annunciato, un po’ pomposamente,
una “retrospettiva” dell’opera artistica di Elio Borgonovo, in realtà, ciò che ne è uscito, è il racconto fatto dal figlio, del padre… artista.
Attraverso i passaggi salienti della carriera artistica di papà, i ricordi personali e qualche aneddoto familiare appena accennato, ho cercato di trasmettervi alcuni aspetti della personalità del viejo. Per questo motivo desidero scusarmi se a volte mi sono fatto prendere la mano dal ricordo e dal sentimentalismo.
La mostra è suddivisa in tre settori artistico/cronologici e uno di carattere personale. Ho voluto intervallare alle opere, alcune didascalie “illustrate” per contestualizzare il periodo artistico, suggerire alcuni aspetti del suo carattere e “documentare” la partecipazione e il sostegno familiare, principalmente da parte della Nemi, all’appagamento del suo talento. Le prime opere sono giovanili, quando ancora si firmava con degli pseudonimi bizzarri come: El Bor e Liù e Il Borgonovo che conosciamo era ancora molto lontano.
La parte centrale della mostra, la più importante per numero di opere e spazio dedicato, intende percorrere la maturità dell’artista e gli interessi, non solo pittorici, che in quegli anni l’hanno coinvolto e stimolato.
Infine, il periodo “Canario”, dove si alternano le classiche ringhiere e i cortili milanesi, dipinti coi toni e i colori dell’isola dell’eterna primavera, alle surreali Torri di Babele, nostalgia costante e rimpianto per la sua città che inesorabilmente scompare.
Una presentazione interattiva ripercorre, come nella mostra, la vita e la carriera di papà, permettendo anche la consultazione completa del “Book” che l’artista ha realizzato (in forma “casalinga” e in tiratura ristrettissima) del proprio percorso artistico, unitamente a qualche aneddoto personale.
Invece, esponendo parte delle sue “cose”, ho creduto di comunicare alcuni aspetti del carattere e delle sue passioni. L’incongruenza degli oggetti e dei documenti, di catanai, la scrupolosità e l’ordine con il quale sono stati “catalogati” e conservati, a parer mio, trasmettono il carattere pacato e lungimirante, la curiosità e la disciplina, il sentimento nostalgico e solitario, che a volte lo allontanavano da tutto e tutti, noi compresi. Disinteressato al materialismo, ma morbosamente attento e rispettoso del conoscere e della cultura, principalmente altrui, amava la compagnia di persone preparate ed “accademiche” traendo da esse una pacatezza, saggezza ed equilibrio che… conquistavano.
Sorrido ricordando che da ragazzino, provavo quasi “fastidio” quando i miei compagni, venivano a trovarmi a casa… per parlare coi miei genitori, e lui li, ammaliava tutti coi suoi racconti… mianesi.
Papà, mamma, sono felice di avervi goduto sino all’ultimo. Vi voglio bene. Ivo
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A sinistra
Aurelio, detto Elio, nasce a Milano nel 1930, dall’unione di Bianca Zoppetti, qui la vediamo a lui abbracciata, davanti la porta della casa/portineria di via Guicciardini, e di Piero Borgonovo. Composto, vestito "della festa" con cappello in mano in una posa che narra anche molto dell’epoca
Le umili condizioni economiche della famiglia, abituano subito il piccolo Elio a "filosofie e soluzioni" ai problemi della vita che gli saranno sempre utili, come quella che si può notare nel riquadro ingrandito
Al centro
Piero, che ha anche vinto un Giro d’Italia a squadre per dilettanti nel 1926 a 25 anni, trasmette subito la passione per la bicicletta al figlio Un giovanissimo Elio, impegnato in una competizione scolastica, in sella alla biciclettina costruita dal papà
A destra
Con la mamma e il fratellino Ivo, morto a 8 anni, è nel cortile di via degli Etruschi, al Calvairate,
allora quartiere periferico di case popolari, dove ha trascorso la gioventù, e conosciuto la Nemi.
L'amico Sergio Vai, che ci mette del suo, e l'ignaro Elio sorride col suo pennello.
Resteranno amici per tutta la vita, il destino vorrà che Sergio muoia a Puerto de La Cruz, durante una visita al vecchio amico del quartiere Calvairate
La freccia: Non si riconosce, ma c'era anche il piccolo Ivo nella foto
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Momento terribile quello di questa foto. La mamma accompagna Elio militare, tornato da Alessandria a Milano in licenza , per andare al cimitero di Lambrate alla tomba del povero Ivo.
Ottobre 1945. Elio è a militare ad Alessandria mentre a Milano, a casa sua, si consuma una tragedia che lacererà la famiglia.
Ivo, il fratellino di nemmeno otto anni, è stato ricoverato in ospedale per una sospetta itterizia. Dopo un paio di giorni però muore inaspettatamente. Elio corre a casa, ma arriva quando il funerale è già avvenuto.
In questa foto scattata da un fotografo ambulante in Piazzetta Reale, la Bianca con lo sguardo assente, accompagna un Elio incredulo e attonito al cimitero, alla tomba del fratello Ivo.
La morte del piccolo Ivo
A fine estate del 1945, l’Ivo, il fratellino di Elio viene ricoverato all’ospedale dei bambini di via Castelvetro, per una sospetta itterizia. Dopo un paio di giorni sembra che le cure facciano effetto, tanto che il medico dice alla mamma che potrà andarlo a riprendere il giorno seguente. La Bianca, tranquillizzata dalle parole del dottore, chiede alla vicina di casa, la signora Margherita Malvestito, di andare a far visita al piccolo Ivo quel pomeriggio, cosicché lei, stanca e provata delle giornate precedenti, possa andare a prenderlo la mattina seguente e riportarlo a casa. Al ritorno dall’ospedale la Malvestito conferma le buone condizione del piccolo, così la Bianca, il giorno successivo va felice a riprendersi il suo bambino. Inaspettatamente, il medico le dice che la sera precedente Ivo si è sentito male, che il malore si è aggravato, tanto che hanno dovuto fargli una iniezione per calmarlo, e che poi improvvisamente… è morto.
Possiamo solo immaginare lo sconforto e la disperazione della Bianca. Elio era a militare ad Asti e la morte del fratellino gli è stata comunicata con il lapidario telegramma, nella foto in alto.
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A sinistra
Elio, ben presto abbandona le corse
in bici per correre dietro ad una 15enne del quartiere,
"la" Nemi. Con l’incontro “della” Nemi, trova il sostegno
e la determinazione giusta per trasformare
il timido talento in consapevolezza artistica
A centro
Pompiere di leva prima, entra nei Vigili Urbani
di Milano, e qui lo vediamo con una mano sulla
spalla guardare e sorridere al collega… Sergio Vai.
Si sposa nel maggio del 1954. Andranno, in treno, in viaggio di nozze a Sanremo
A destra
Con una pittura totalmente differente
da quella che lo caratterizzerà in seguito,
alla prima mostra del dopolavoro, vince il primo premio.
Qui l’allora Sindaco Ferrari ne apprezza l’opera,
gli consegna il riconoscimento
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Prima l'Elio è il bel Pompiere che faceva... "El Gross" con la Nemi, poi...
Una corrispondenza personale e a distanza tra l’Elio (il Gross, forse per il suo modo un po’ spavaldo che certi timidi adottano a volte) e la bellissima Nemi.
Trascrizione del retro della foto: "Al mio Gross con amore infinito nei giorni più belli delli mia vita. Nemi tua"
Impegnato in un intervento (mi pare in P.zza Carbonari) riconoscibile dal profilo, El Gross spinge il mezzo anfibio e rema, non sapendo che sarebbe stata la sua prossima professione. Nel gergo dei Ghisa, dirigere il traffico si dice: remare
Papà raccontava che quando è successo il fatto, si aspettava un elogio da parte dei suoi superiori, (visto l’eco che aveva avuto l’evento sulla stampa nazionale. Anche se riportando il suo nome sbagliato ).
E l’elogio in realtà l’ha avuto, ma seguito da un " vibrante" rimprovero, perché… al momento dell’inseguimento non indossava le manichette (ops i bracciali) bianche di ordinanza che il Vigile doveva indossare nei servizi di viabilità. Sono cose della vita… e la vita è così… Bizzarro che per pura combinazione, per mostrare alla cittadinanza la nuova iniziativa della Polizia Urbana milanese, abbiano pubblicato una foto di papà con casco e bracciali luminosi. Sono cose della vita… e la vita è così…
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