SSA 12 de Outubro 2018
A Salvador Bahia l’energia, positiva o non, è sempre presente, ma no Dique do Tororó per me è palpabile e l’influenza di Iemanjà che sino ad ora mi ha sempre accompagnato è ancora più forte.
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Tutte le mattine, dall’hostel Las Laranjeiras, situato nel Pelourinho, il centro storico di Salvador Bahia, terra de todos os Santos e dos Orixá, per raggiungere o Dique do Tororó, una sorgente naturale d'acqua in pieno centro città, attorno al quale molti soteropolitanos, (nativi/abitanti di Salvador) amano passeggiare, mantenersi in forma o rilassarsi con la famiglia, è il luogo ideale per mantenersi in forma e allo stesso tempo avere uno spaccato reale di questo Paese che voglio raccontarti.
Ore 05:45 circa. Tennis, calzoncini giallo canarino, canotta bianca del Bossi/Fantozzi, capelli raccolti in una piccola coda, maggiormente fissati da un cerchietto, con qualche moneta in tasca uscivo dalla stanza comune (7 beliches – letti a castello, la sistemazione più economica) non prima di essermi infilato in vita tre banane ed un cucchiaio “ritorto”.
Sosta in corridoio, davanti allo specchio per una spalmata di protettore solare e giù per le scale fino ao bebedor – al dispenser “gratuito” di acqua per una bella sorsata.
Un saluto alla guardia e via. Destinazione Dique do Tororó, per fare la mia camminata quotidiana.
Scendendo la rua 12 de Outubro (oggi è il 12/10, credermi… ieri era l’11 ottobre 2018, il giorno in cui è nato Benicio, il figlio di Kamila; a minha emtiada com Jane*) bhe a mont – come diceva mio nonno Piero dopo aver divagato – scendendo la rua 12 de Outubro, circa a metà ladeira, dopo aver mangiato la mia banana, gettavo la pelle nel mucchio di immondizia sparsa nella strada. Lixo fatto di sacchetti ammonticchiati in strada, sparsi e smembrati nella notte dai moradores de rua, alla ricerca di cibo da contendere con gli altrettanti numerosi cani randagi.
* emtiada: figliastra, figlia avuta da una precedente relazione sentimentale.
Non era maleducazione ecologica la mia, il fatto è che diversamente è impossibile, non ci sono cestini a e/o cassonetti, e poi… “è così”. “Si sa…” prima che i turisti gironzolino coi loro/nostri smartphone per le vie del Pelô, um garì avrà pulito la dove alla sera, quando saranno tornati in hotel, tornerà indecentemente cheio de lixo.
Verso la fine della 12 de Outubro, dove inizia la scalinata che costeggia la strada, sparsi sui “riposi” delle rampe, accampati sotto improvvisati ripari (riposi/ripari) o stesi lungo un gradino, ci sono sempre un numero imprecisato di senzatetto che dormono.
Quando qualcuno era già sveglio, con un cenno gli porgevo le rimanenti due banane. Generalmente ricambiato da un valeu irmão – grazie fratello. Se tutti dormivano le lasciavo comunque fuori da un rifugio, sapendo che ci avrebbe fatto colazione il primo abitante di quella scala sociale a svegliarsi, o a passare di là.
Alcuni rifugi, i più stabili/strutturati, sembravano “abitati” da coppie o da una famiglia con di bambini, magari col cane.
Al termine della 12 de Outubro, svoltavo a destra per poche decine di metri sull’Avenida José Joaquim Seabra (zona Baixa dos Sapateiros) che a quell’ora aveva ancora i negozi chiusi, poi a sinistra per salire la ladeira Praça de Santana, anch’essa scelta come giaciglio da qualche disperato. Percorsa la ria do Carro (sempre in salita ma più tenue) approdavo sul Largo do Campo da Polvóra (Bairo Nazaré). Lì si trova il Forum – Palazzo di Giustizia - e la fermata del Metrò Campo da Polvóra… appunto.
Qui i senza tetto appaiono meno visibili perché il largo, veramente ampio, è animato dai soteropolitanos che lo attraversano in tutte le direzioni per andare alle fermate di Metrò e ônibus, nei pressi delle quali si trovano gli ambulanti, dove fare un colazione – café da manhá na rua.
Tanti “Caffè del genoegg” che oltre al caffè (detto “chafè” quando si sottolinea l’esagerata diluizione - unione delle parole “chá” = tè e “cafè” = chafè) vendono anche frittelle salate ripiene, hot dog, vari tipi di biscottini da “passeggio” o fette di torte di differenti sapori, oltre a succhi di frutta o acque minerali, etc, etc..
Ma la migliore specialità, a mio parere, è quella offerta del venditore di mingau.
Un ambulante che si presenta con un carretto stretto, a due ruote, fatto di alluminio nel quale sono incassati a coppie, due/quattro o più recipienti, che contengono i differenti mingaus; purè caldi di milho, tapioca, avena ou mugunzà. (mais, manioca, avena o mugunzà = mais bianco cotto e ricotto con latte di cocco e condensato e chiodi di garofano – cravos – cannella e pezzetti di cocco. Deliciaaaa).
Ore 06:00 circa. Gustandomi i miei dois reales (0,45 centesimi di euro) di mugunzà, servita in un bicchierino, cucchiaino e tovagliolo descartáveis – usa e getta, imboccavo la rua Prof. Hogo Baltazar da Silveira, dove incontravo, nei giorni feriali, o garì addetto alla pulizia di quella strada e della successiva Bulevard America.
Dopo i primi incontri nei quali i nostri sguardi si sono incrociati solo di sfuggita, nei giorni a seguire il mio discreto sorriso, accompagnato da un cenno col capo come a salutarlo, ha prodotto solo un intenso e prolungato sguardo, ma… “asettico”.
Devo confessarti che mi sentivo un po’ imbarazzato incrociando quello sguardo. Pensavo a cosa dovesse pensare un giovane spazzino, negro*** vedendo a quell’ora un gringo*** , per di più coroa, - un vecchio ma non ancora decrepito - così stranamente e vistosamente vestito, passare tutti i giorni con un mingau in mano, (che una volta finito certamente avrebbe gettato a terra) mentre andava al… SUO Diqui do Tororó.
*** negro e gringo. Da quando frequento il Brasile, ed in particolare lo stato di Bahia (o Estado mais negro do Brasil) mi sono rifiutato di chiamare diversamente un negro.
In uno Stato dove il 78,8% degli abitanti è com muito orguglio di “razza” negra, che qui come nel resto del Paese un non brasiliano, in particolare se bianco è chiamato “gringo” – persino al telegiornale, si apprende la discriminazione/razzismo, ma… al contrario.
Molti sono gli aneddoti nei quali il mio colore della pelle “branquinho” i capelli lisi e a cara (il viso) de gringo mi ha discriminato. Ma non per questo ho recriminato ingiustizia o razzismo o fatto amare meno questo Pese ed il suo Popolo.
Ho capito che non sono i colori della pelle o le forme del viso a provocare le discriminazioni, sono le quantità, le concentrazioni di soggetti appartenenti alla medesima “condizione” che le creano.
Ancor prima di imboccare la Bulevard America, avevo finito il mio mingau. In quest’ultimo tratto a volte vedevo a terra lo scarto di un mingau. Ne ero dispiaciuto perché pensando che il “mio garì” avrebbe potuto pensare che era mio, e magari che a buttarlo l’avessi fatto per fargli “dispetto”. Poi mi “rilassavo” pensando che anche prima della mia “apparizione” avrà trovato i resti di mingau.
Il primo cestino si trova alla fine della lunga scalinata che arriva all’Avenida Vasco da Gama: finalmente al Dique do Tororó. Lì è dove buttavo il mio resto di mingau.
Ore 06:10 circa. I primi 2.600 m. li percorro in senso ANTI orario, mentre il secondo giro lo faccio in senso orario, per fare la mia ginnastica prima di fermarmi al chiosco di Regy.
Se desideri farti un giro virtuale attorno al Diqui do Tororó con Google maps, cliccando sulla mappa sottostante, ti troverai alla fine della lunga scalinata che da Bulevard America, sulle strisce pedonali, già direzionato (in senso anti orario) per “percorrere” comodamente il primo dei miei due giri.
Legenda
Freccia
n°
1 Le strisce pedonali di partenza/arrivo
2 Il chiosco di Regy
3 Slargo esercizi di allungamento/addominali
4 Slargo esercizi di allungamento/addominali
5 Area sottostante al cavalcavia Avenida Centenario
6 Slargo esercizi di allungamento/addominali
7 Punto “ristoro” Sandra
8 Punto di inversione di direzione e fine camminata
9 Academia Popular realizada por um projeto da PMB
Arrivato sul marciapiede che per 2.600 m. circonda O Dique do Tororó, iniziavo la mia camminata quotidiana. Dopo poche centinaia di metri, ed in genere nel percorso che arriva sino alla freccia n° 6, principalmente nelle mattine de sesta feira e/o sabado, ai piedi di alcuni alberi, enfeitados con nastri colorati (spesso azzurri o bianchi, i colori di Iemaná) o abbelliti da composizioni floreali, si trovavo le offerte che i devoti degli Orixás hanno lasciato al tramonto.
Generalmente si tratta di composizioni di frutta fresca e/o specifici piatti di cibo preparati per l’occasione per l’Orixà acui cui si è devoti o ci si rivolge, che si desidera omaggiare.
Le offerte, depositate in capienti contenitori appositamente realizzati in terracotta grezza, spesso sono contornati da incensi o spezie profumate, contenute in vasetti di terracotta, decorati a fasce alternate di vivaci colori.
Alcune volte, l’offerta comprende penne o piume di uccelli, zampe di gallina (una “variante” che trasmette un carattere “occulto” sul quale pochissimi riescono ad ironizzare). Ma la composizione che più mi ha impressionato (e spaventato) è stata quella che, ai piedi di un poderoso albero di liane, oltre alle “classiche” offerte di cibo, in primo piano… c’era una testa di “montone” al quale era stato aperto il cranio, per depositarvi un… immagino cibo. Naturalmente non mi sono fermato ad ispezionare.
La visione di queste offerte, diventa ancor più impressionante perché durante la notte, gli animali che popolano il Dique, se ne nutrono, conferendogli (perlomeno a parer mio) un aspetto ancor più “sinistro” ed inquietante.
Aneddoto. Molti anni fa, durante una vacanza alla Chapada Diamantina, (a fine post vedi foto e un video) una zona di forte energia e spiritualità, di “frequenti avvistamenti di UFO, nella quale si trovano alcune “nostalgiche” comunità di hippy, frequentata da turisti naturalisti, (potevo farmela scappare…) un giorno, durante una passeggiata organizzata, che prometteva di farci risalire un piccolo rio, per poi farci godere di una divertente e spettacolare caxueira – cascata.
Mi trovavo per primo nella fila di 8/10 turisti che… attenti ed assorti ascoltavano le informazioni naturalistiche spiegate della guida, posizionatasi in coda anche per controllarci.
Dando sfogo al protagonismo che spesso mi contraddistingue, pochi metri davanti a me ho visto una bella ed invitante composizione di frutta fresca.
Per “rompere” il clima scolastico creato delle informazioni fornite dalla guida e… (come diceva mio padre) per fare lo spiritoso, ho esordito dicendo:
Hei guida… guarda… qualcuno ci ha fatto trovare della frutta per fare merenda.
La guida non ha fatto in tempo di non toccare e spiegare cosa in realtà fosse quella "composizione", che mi sono avvicinato con l’intenzione di prendere un frutto. Mi trovavo ancora ad un paio di metri dalla composizione e a più di mezzo metro dal bordo del fiumiciattolo, quando… la costa sulla quale mi trovavo è crollata scivolando in acqua portandomi con lei.
Mi sono trovato con l’acqua alle ginocchia, con gli occhi spalancati come quelli di un Tarsio del Bormeo, in piedi, guardavo la guida ed i compagni, che impressionati quanto me, erano muti come pesci. A fatica sono riuscito a risalire la costa.
Una volta sulla terra “ferma” mi sono allontanato dalla costa ed ho preso a camminare a testa bassa e passo spedito, seguito dai compagni di gita.
Solo durante il pranzo al sacco, qualcuno per non perdere l’occasione di prendermi un po’ per il culo, con la scusa di offrirmi una banana, è tornato sull’episodio. Non mi ha infastidito; la lezione l’avevo imparata e poi… ero quasi totalmente asciutto. .
Sulla mappa, il punto n.4 indica, per il promo dei due giri, lo spazio attrezzato nel quale mi fermavo per fare gli esercizi di allungamento per la colonna vertebrale.
Seguendo il perimetro del laghetto, il punto indicato sulla cartina col numero cinque, corrisponde alla soprelevata Avenida Centenario che incontra la Vasco da Gama. In quel punto “la soletta” del cavalcavia Centenario si abbassa gradualmente verso il marciapiede che costeggia il Dique, al punto che una persona poco più alta di me, deve chinare il capo per passarci sotto senza sfregare la testa.
Quello spazio che non è interdetto al pubblico è diventato un ambito riparo (per le dimensioni e la “solidità” per os moradores de rua da área.
Naturalmente ho fotografato la stranezza architettonica, ma lascio a te il facile compito di immaginare in quale “girone dantesco” di miseria e sporcizia viva che ci si rifugia/abita.
Un orientamento che potrebbe “disorientarti” però voglio dartelo. Un giorno, tra i due pilastri del viadotto, c’era una coppia di “amici” che dormiva con il capo infilato, ognuno nella casta del rispettivo carrello del supermercato, rovesciato a terra, con la duplice funzione di cuscino e armadio di tutte le proprietà.
Subito dopo, dove gli “alti” debbono abbassare il capo per passare, seduti sul cordolo del marciapiede c’era un gruppetto… apparentemente un “nucleo familiare”allargato, non laceri negli abiti e sporchi come i senzatetto descritti, ma non meno segnati e provati dalle difficoltà della loro vita, che ascoltavano (forse il loro “pastore”) leggere un passo della Bibbia.
Poco più in là, “infilzati” nell’angolo più acuto della stranezza architettonica, alcune confuse sagome di panni laceri e sudici, lasciavano intravedere tre o quattro vite allo sbando, stese a terra ed ancora addormentate. Un loro collega, già sveglio, in una indecente pentola scaldava sul fuoco vivo trattenuto da una latta della vernice, preparava la colazione.
Arrivato al punto n. sei, in un altro spazio attrezzato, facevo gli esercizi (numero due) di allungamento alla colonna vertebrale.
Il numero otto indica il punto di partenza (strisce pedonali) e di arrivo del primo giro. Con un rapido dietrofront invertivo il senso di marcia/camminata per percorre i secondi ed ultimi 2.600 m.
All’altezza del punto n. 7, se ero riuscito a resistere alla tentazione del mingau do largo da Polvóra e contavo di NON fermarmi al chiosco do Regy, mi concedevo una pausa ristoro, prima di cimentarmi al successivo spazio attrezzato, per esercizi allungamento colonna numero tre.
Una fresca e deliziosa salada de fruta, ancor più gradita perché offerta della bella e simpatica Sandra, che gentile, sorridente e sempre elegante, all’ombra di una pianta, vendeva le sue 15 macedonie quotidiane, nelle versioni com leite em pó, granola o simples, por apenas 3,00 R$ .
Deixo a você adivinhar quem das duas é la Sandra
Ripassando dallo spazio attrezzato al punto numero sei, eseguivo la quarta serie di esercizi ormai noti, che ripetevo per la quinta volta agli attrezzi del punto quattro.
Arrivato al punto quattro, lo spazio attrezzato nel quale nel primo giro ho fatto gli esercizi di allungamento, a quell’ora, 07:00/07:20, la Vasco da Gama è già trafficata, il semaforo provoca una colonna di auto che si snoda per diverse decine di metri.
L’odore dei gas di scarico è ben più che percepito da molti marciatori e/o corridori, che in quel tratto si “proteggono” naso e bocca alla bell’e meglio.
Proprio in quel tratto di automobili ferme al semaforo, due o tre giovani ambulanti hanno adottato un bizzarro quanto dannoso metodo per proporre la loro merce.
Il prodotto consiste in alcune caramelle di produzione domestica (credo 5/6 al massimo) messe in una bustina di plastica trasparente sigillata, più stretta che lunga.
La tecnica per offrirle è questa: con (sei/otto max) bustine in mano, ogni giovane dopo aver scelto la sua fila di auto, ci corre velocemente a lato… prima in senso contrario rispetto la direzione delle stesse, per lasciarne una bustina di caramelle appoggiata in equilibrio su ogni specchietto retrovisore delle auto ferme per il semaforo.
La bustina stretta e lunga consente una migliore stabilità sul retrovisore.
Lasciata l’ultima bustina il/la giovane fa dietrofront sino all’inizio della fila, ed inizia a raccogliere le bustine invendute e/o incassare per le vendute (um real per ciascuna bustina).
Questo mini sprint (di circa 25/30 m. ida e 25/30 m. volta) con la sincronizzazione e l’equilibrio per lasciare e riprendere le bustine, in quella concentrazione di gas di scarico stagnante, vene ripetuto di continuo per… non so dirti per quanto tempo.
Una volta mi sono fermato per contare in quanto tempo una ragazza magrissima, con un fisico da maratonete etiope, in chorzow (calzoncini - non avrei detto che si scriveva così. Lo dice la rete...) e canottiera avrebbe venduto cinque confezioni (cinco reales = 1,18 €).
Non te lo so dire. Me ne sono andato dopo nove tentativi, pari a 540 m. circa di corsa, perché in quella cappa di smog mi sentivo la gola bruciare, stando fermo.
Abbandonato il malsano affumicatoio, l’ultima sosta, la più lunga e faticosa, avveniva sulla mini pista di pattinaggio, per gli ultimi esercizi colonna e gli “odiati” addominali.
Dopo questo sforzo, sorseggiare una salutare água de coco sarebbe l’ideale.
Ed è per questo che c’è il chiosco di Regy si trova proprio lì. Per offrire sani e rinfrescanti cocchi verdi, freddi o a temperatura ambiente (3,00 R$ gelado, 2,50 natural.)
Io preferivo il naturale, perché l’acqua contenuta in quello gelato era troppo fredda per il mio fisico accaldato. Poi il freddo toglie sapore e gusto che al contrario, a temperatura ambiente risaltano.
Il piccolo chiosco (di 6/8 m² circa) arriva a contenere più di 170 frutti accatastati, oltre a quelli stipati nei due grossi frigoriferi orizzontali, che occupano metà del perimetro della stanza. Sono certo della quantità di cocchi, perché una mattina mi sono fermato per “il solito” e mi ha detto che ero fortunato, perché il tipo aveva appena finito di scaricargli la prima parte, e mentre me lo diceva, ne annotava la quantità su un quaderno (170 appunto).
Poi, intanto che mi gustavo il mio cocco ne ho visto scaricare altri, che naturalmente… non ho contato, ma lascio a te immaginare quanto sia lo spazio rimanente per lavorarci.
Tutti i venditori di acqua di cocco per scegliere il frutto giusto, danno uno o due colpetti, con la parte non affilata do facão – del macete. Poi con quattro precisi tagli; il primo al “culo” per spianarlo e poterlo appoggiare il cocco e berlo comodamente e gli altri tre sulla testa, leggermente inclinati, per estrarre una quasi “piramide” per consentire di bere i 500 ml circa della deliziosa água con una cannuccia.
Dopo aver chupado l’acqua del cocco, è possibile chiedere di "dividerlo/aprirlo". (Foneticamente chupado si pronuncia "sciupado "– In portoghese èun falso amico bem mais amigavles daqueles miseráveis de verdadeiros falsos amigos em Milão que dizem-se milaneses).
L’apertura permette quindi di godere della morbida “carne” che generalmente noi conosciamo ed apprezziamo quando è spessa e quasi secca, ricoperta da una sottile pellicina marrone scuro, estratta a fatica da un guscio duro e “legnoso”.
Invece quando il cocco è verde la bianca polpa al suo interno ha una consistenza, a seconda del grado di maturazione che va da quella che ricorda l’ostrica e quella delle lumache più carnose, ma… di un sapore quasi dolce. Questa delizia la si asporta utilizzando la stessa casca do coco – corteccia del cocco, appositamente tagliata, oppure…
Forse è meglio che guardi il video che ho preparato che è ben più chiaro delle mille parole che sto usando per spiegarti una cosa tanto semplice.
brasiliani amano usare le sigle e non solo per abbreviare i nomi dei partiti politici. Le adoperano normalmente, ad esempio per dire Musica Popolare Brasiliana dicono MPB, oppure… come fanno gli americani quando i nomi sono troppo lunghi: FHC = Fernando Henrique Cardoso, ACM = Antônio Carlos Magalhães.
Altre volte con le sigle ci ironizzano, come con TPM (Te Pe Emi) = Tensão Pré-Menstrual, altre hanno il doppio significato come PF, che si usa tranquillamente quando si vuole ordinare un pranzo a Preço Fixo mentre bisogna fare MOLTA attenzione quando PF è la sigla che indica la Polícia Federal, perché in questo caso, sono loro che... ordinano. E disubbidire non è consigliabile.
Un’altra sigla con la quale è meglio non scherzare è PMB: Polícia Militar da Baiha.
È la polizia che si occupa della cittadinanza e di ordine pubblico, e quindi è l’autorità che più delle altre ha un contatto quotidiano col cittadino, che si trova giornalmente a difenderlo o perseguirlo.
Non sono gli uomini come quelli dei dei Corpi Speciali, Corpi impiegati esclusivamente contro la lotta al crimine organizzato, si tratta di un Corpo di Polizia nelle cui file sono arruolati cittadini “normali/comuni” che operano in mezzo altri cittadini normali/comuni.
Per questo o forse col proposito di non far percepire dal cittadino, questo lavoratore, esclusivamente come un controllore, persecutore o un repressore, il Dipartimento di Departimento de Ensino - Centro de Educação Fisica e Desportes da anni ha organizzato degli incontri, ludico/sportivi tra gli agenti ed i cittadini.
In pratica, due mattine (06:30h) alla settimana, un gruppo di Agenti organizza una lezione GRATUITA di academia (ginnastica) per i frequentatori do Dique do Toró, che prevede le varie tipologie di esercizi, dai più semplici e leggeri sino alle coreografie, per arrivare in forma e preparati ao maior Carnaval de rua do mundo: o de Salvador Bahia.
Non contenti, oltre alle attrezzature e la musica, offrono un servizio di prova della pressione arteriosa e consulta “basica” con una dottoressa e un servizio di massaggio da un/una fisioterapista, oltre l’organizzazione di eventi ludico sortivi in outros bairos.
Prima di invitarti a guardare anche questo breve video (cliccando sulla foto qui sotto) ed averne un idea dell’ottimo risultato di quest’iniziativa, voglio salutarti col consueto se vedom... elbor e scusarmi per lo sproposito di virgolette, puntini (ai quali non so farne a meno ... " " " ") e per gli errori/refusi che avrai trovato e che ti invito a segnalarmi.
Se vedom... elbor
Alcune foto
Panoramica del Dique do Tororó nella parte dove fluttuano le statue di alcuni Orixás.
Se clicchi sulla foto puoi collegarti ad una pagina che li elenca e descrive
(in portoghese... ma è facile da capire).
Imbarcadero per il "servizio" di collegamento tra le due sponde.
Quasi sempre privo del barcaiolo o impegnato a giocare con gli amici a baralho - carte - o dominó.
Se noti... ho ingrandito il cartello sul quale, oltre al telefono c'è la scritta PAI OXALÁ.
Si tratta del "Deus da criação e pai de todos os orixás" al quale è dedicata anche una famosa canzone
che puoi ascoltare cantata da Vinícios e Toquinho.
Uno di quegli alberi che io dico... fatti di liane.
Panorama mozzafiato. Altre belle foto cliccando qui,
mentre cliccando sulla foto puoi vedere un reportage della TV brasiliana.