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Il prossimo 31 di gennaio, si completano 5 anni dalla morte di papà e cinque e mezzo da quella della mamma.
I sei mesi tra la prima e la seconda scomparsa, sono stati il periodo nel quale… sino ad oggi, ho vissuto il maggiore stravolgimento della mia vita.
In così poco tempo mi sono trovato senza le certezze, privo dei due punti di riferimento, a cui avevo approdato tutte le volte che ne ho avuto bisogno.
Quando è morta la mamma, che era il riferimento più “importante”, dovuto ad alcune affinità caratteriali, che ci hanno permesso di avere sempre un’ottima intesa e complicità, non ho avuto nemmeno il tempo di “leccarmi le ferite” che papà si è aggravato.
Il cancro che da 5 anni dormiva in lui, si è svegliato, per recuperare il tempo perduto.
Per la Nemi, i ripetuti “acciacchi” le hanno massacrato lo spirito. Negli ultimi anni non era più la roccia, la colonna portante della famiglia, la determinazione ed energia di sempre erano quasi scomparse, lasciando il posto alla rassegnazione, al progressivo allontanamento dalla quotidianità. Pareva come quando ci si trova troppo lontano per fermare la porta che sta per sbattere. Immobile in attesa.
Papà, pur avendo “ricalibrato” i suo stile di vita, non aspettava passivamente la morte arrivare. Era, come anche noi, convinto che il brutto male che sopiva in lui, l’avrebbe accompagnato dormiente ancora per molto tempo. Per questa convinzione, a differenza della mamma, che da un giorno all’altro l’ictus celebrale le ha scollegato il cervello, e dopo un mese circa la spina, papà è rimasto cosciente sino alla fine, soffrendo per almeno cinque mesi, prima che la sua porta si chiudesse.
Qualcuno ha che la morte è una soglia che tutti devono varcare. Il fatto è che tutti passando la vita vedendo gli altri varcarla, dimentichiamo che toccherà anche a noi.
Ne è passata di acqua sotto al ponte di San Cristoforo da quel periodo. Da allora ho cercato di mantener vivo il loro ricordo, con ogni mezzo ed in ogni occasione, a volte raggiungendo buoni risultati e soddisfazione, altre volte raccogliendo delusioni e… fracassos (un falso amico che in portoghese che significa: fallimenti) clamorosi.
Negli anni precedenti, ad ogni ricorrenza della loro scomparsa, ho scritto un post o organizzato un evento per commemorarli. Quest’anno, ho sentito… suppongo sia stato come per il “lutto per vedovanza” la necessità di voltare pagina, scrivendo quest’ultimo post.
Già, ma come dirlo, con un testo, un’immagine, un video?
Un paio di giorni fa, mi è venuta in aiuto un amica, l’unica rimasta tale, la Piera Bottini.
Mi ha chiamato e dopo esserci raccontati le reciproche novità, allora, me la va con la s’cena? Se l’ha dii l’ottico? Te se giamò andaa da l’urologo? e via dicendo ed esser poi passati a… la piscinina me la stà? Allora te see riuscida a vedee quel sito che te cercavet? – perché la Piera l'è dree diventà on ghess cont l’IPad – che lei a volte chiama MATTONALLA – se la vaa avanti inscì la diventa on... hacker .
Dicevo… mi ha detto di aver ritrovato una poesia di Fermo Roggiani dedicata a papà.
Te la leggo? Spetta, spetta Piera che me metti comud. L’attimo necessario ad attivare il registratore ed ecco il risultato della joint venture. Che l'è minga Milanes. Per vederlo, clicca sulla foto qui sotto.
Grazie Piera, te voeuri ben.
Se vedom… elbor - Ivo