27 de agost 2017
Stamane, mentre accarezzavo lo schermo dello Smarphone, scommetto che come a me… a molti dei miei “contatti” la fetta biscottata spalmata di marmellata di mirtilli, si è bloccata dentro la tazza del “doppio caffè” del risveglio, e la s’è deslenguada.
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Al primo “Ciao Nanni” l’incomprensione ha fatto stringere le sopracciglia, al “Grazie Maestro” il cervello si è connesso con la zona visiva, ma al “BEI RICORD CON I MITICI DIK DIK 1995” la tristezza ha preso il sopravvento del risveglio: è morto Nanni Svampa.
Come ho ricordato sulla pagina dei PASSO DUOMO “… quel poco di dialetto milanese che parlo lo devo, in gran parte, alle sue canzoni e a quelle da lui tradotte, imparate a memoria per la quantità di volte che le ho ascoltate e cantate a me stesso, pedalando per le vie della nostra Città. …
Bell sacrament… el Nanni Svampa. Negli ultimi anni, mi è capitato di vederlo ospite in un paio di occasioni, e devo dire che ho avuto l’impressione che avesse, se non abbandonato, per lo meno diminuito parecchio, la già poca “arte delle PR”. Ascoltandolo fare affermazioni o considerazioni “dirette” e poco “mediate” ho sorriso divertito, pensando che col passare degli anni, coerenza e schiettezza, al contrario non erano diminuite, anzi.
Mi seguttaroo a cantà i tò canzon quand sunt in gir per Milan, inscì sarà compagn de portatt adree sora el portapacch. elbor
Quello che segue, è il ricordo di una sua compagna di Università (Bocconi) che ci ha inviato.
Seguono due brani, il primo è una canzone che descrive perfettamente ciò che non sono riuscito a spiegarti col paragrafo poco sopra, il secondo è la mitica traduzione ed interpretazione di una di Brassens. Clicca sulle foto per andare al link.
Il mio ricordo di Nanni: gli esordi
di Bianca Mancuso
Dopo Gaber e Walter Valdi nel 2003 e Jannacci nel 2013, se ne va un altro pezzo della nostra storia, si spegne un’altra voce della milanesità.
Colto e intelligente, maestro di satira e di ironia, con un sense of humour spesso più che osé, Nanni è stato un grande uomo di spettacolo.
Di primo acchito, pensiamo a lui come ad un intrattenitore, uno chansonnier, ma non è stato soltanto una voce. È stato anche un appassionato studioso,
ricercatore e cultore della canzone popolare lombarda.
L’ho conosciuto in Bocconi, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Stesso anno di nascita, il 1938, lui in febbraio e io in dicembre. Lui ad Economia e Commercio, io a Lingue. Nanni era già un “personaggio” in università, mentre io ero una delle tantissime ragazze di Lingue, facoltà quasi esclusivamente
al femminile.
Nanni non frequentava i suoi corsi con grande assiduità, ma di tanto in tanto compariva in “Sala Convegno” (denominazione ufficiale del bar interno alla
università, dove ci si ritrovava nell’intervallo tra le lezioni per un panino, un caffè, una sigaretta, dove c’era chi esultava o piangeva (segond conforma!) per l’esito di un esame, dove nascevano simpatie e amori destinati più o meno a durare. C’erano anche due cabine telefoniche, quasi sempre occupate da ragazze, “il telefono del mal d’amore” o anche “del mal di cuore”.
Ed è lì, in Sala Convegno, che Nanni comincia a far convergere su di sé l’ attenzione generale. Si guadagna anche la simpatia del “Magnifico”, il Rettore Armando Sapori, senese di nascita, costantemente con un sigaro toscano tra le labbra, al quale Nanni dedica una parodia dell’allora famosa canzone di Odoardo Spadaro, facendola diventare “La fumi un toscano a Firenze”…
Grazie anche all’ appoggio del Rettore, nascono i primi spettacoli goliardici, seguiti dal debutto importante, nientemeno che al Piccolo Teatro, con uno spettacolo improntato alla satira politico-sociale, dal titolo “Prendeteli con le pinze e martellateli”. In scena con Nanni e altri, c’è anche una ragazza bionda, bella, alta: si chiama Didi Martinaz.
Poi arriva la fama: nascono I Gufi, che portano in tournée i grandi successi che tutti conosciamo e amiamo, soprattutto noi “non-più-giovani”.
Dopo la separazione de I Gufi, Nanni continua la sua carriera, dividendosi tra musica, teatro, cabaret e qualche film.
Sketch, gag, monologhi, trovate esilaranti.
Ricordi appesi a un filo, nella mia memoria…Chissà in quale spettacolo…
Diceva di essere nato sotto il segno dei Pesci, “ascendente cavedano in carpione”.
Una volta racconta di un tale “Ambroeus che’l faseva l’antrenoeuse”.
Il pubblico ride e lui ribatte: “Non posso mica parlare di Ambrogio “che faceva l’entrenogio!” Applausi e risate.
Infine: Passeggia di notte e canta canzonacce a squarciagola sotto il muro del convento delle Carmelitane Scalze. Gli arriva una scarpa in testa. “Bugiarde!” grida lui.
Ciao, Nanni, e grazie per averci fatto ridere e sorridere.