21 de magg 2017
Non è uno dei miei soliti pasticci... il titolo è metà in milanese e metà in portoghese, per enfatizzare l’importante festa brasiliana che si è svolta domenica scorsa, 21 maggio, qui a Milano.
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Particolarmente sentita dai soteropolitani (i nativi di Salvador Bahia, un popolo molto ma molto più campanilista ed orgoglioso della loro Città e regione, Salvador Bahia “terra de todos os Santos”, di quanto noi milanesi lo siamo della nostra Città e della Lombardia) festeggiano “todos os dois de fevereiro que Deus manda na terra… Yemanjá ” (tutti i due di febbraio che Dio manda in terra... Yemanjá) la regina del mare, moglie di Babalú, madre di tutti gli Orichás.
In Brasile la festa si svolge il 2 di febbraio, in piena estate, quando qui a Milano l’è el dì de la Candelòra. Nonostante ciò, per i primi anni la comunità brasileira a Milano ha sfidando le conseguenze meteorologiche pur di omaggiare la Divinità nella stessa data dei connazionali.
Poi… visto che ogni anno la festa stroncava più conterranei di quanti ne avesse falcidiato l’influenza portata dei conquistador portoghesi del 1500, pragmaticamente gli organizzatori hanno deciso di spostare la festa in una domeniche di maggio. Pur essendo una Divinità severa e a tratti collerica come il mare in tempesta, non si è “offesa” del pragmatico cambio di data.
Nel culto afro-brasiliano del Candomblé, Yemanjá è la regina del mare, è “madre” di tutti gli Orichas ed è sposata a Babalú Ayé. Suo figlio Orungan, la violentò una prima volta, ci provò una seconda senza riuscì perché Yemanjá esplose dal suo ventre quindici Orichas. Indomabile, di carattere è astuta e anche vanitosa. Dea madre e patrona delle donne, principalmente quelle gravide, ama curare il proprio aspetto e ricevere regali che possa usare a questo fine, come profumi, saponi pregiati, pettini e spazzole o specchi. I colori a lei associati sono l’azzurro e il bianco, come le onde e la spuma che le disegna. *
Tornando a casa nostra, anche quest’anno la comunità brasileira, ha organizzato questa festa, per omaggiare dovutamente Yemanjá, con un corteo che si è svolto nella zona dei Navigli, el sit con l’acqua che pussee la ghe somèja al mar.
Al corteo di brasiliani, cadenzato dalle danze di alcune baiane di razza negra,** negli caratteristici abiti di colore bianco e azzurro, si sono aggiunti non pochi milanesi, che dalla stazione di porta Genova, danzando al ritmo delle percussioni e dei berimbau, e diretti da un mestre con megafono e fischietto (come deve essere) hanno raggiunto viale Gorizia angolo Alzaia Naviglio Grande.
Durante il percorso le attive baiane, hanno offerto margherite bianche ai clienti incuriositi e divertiti, di tanta allegria e simpatia, seduti ai bar della zona.
Dopo la bella esibizione delle giovani danzarinas orientate dai sinuosi movimenti dalla esperte baiane, hanno eseguito una una danza propiziatoria ed invitato i partecipanti al corteo, muniti del proprio fiore bianco, ad avvicinarsi al parapetto dell'Alzaia Naviglio Grande, per... al comando prestabilito, lanciare il fiore in acqua. Suppongo esprimendo una desiderio affidato a Yemanjá.
La festa è terminata con una seconda esibizione, questa volta di samba, seguita dall'immancabile roda de Capueira che hanno attirato i “vascaioli” della Darsena.
Io… “pra matar a saudade” ho scambiato quattro parole in portoghese con una baiana del corteo e poi, con WhatsApp, ho mostrato ad un’amica che si trova a Salvador, l’allegria della “nostra” festa per Yemanjá.
A seguire alcune foto scattate alla festa con qualche didascalia, un breve video, altre immagini scattate a Salvador molti anni fa, un link di un video do Carnaval de Salvador.
Se vedom... elbor
Fotoreportage
Arrivati al Vicolo dei lavandai
Arrivati al Vicolo dei lavandai, un luogo molto milanese e davvero speciale per la nostra famiglia,
mi sono staccato da la multidão foleira per lanciare in quell’acqua il mio fiore e rivolgere il mio "pensiero" a... Yemanjá.
Mmmm Vicolo dei lavandai?¿?¿ Devo chiedere perché si chiama così, al maschile,
anche se a lavarci i anni erano quasi sicuramente solo donne.
Alla fine del post, sono certo che "qualcuno" una spiegazione me lo saprà dire.
Prima di rientrare nel clima caraibico del ritmo delle percussioni brasiliane (batuqui) se vuoi ascoltare la "classica ballata" meneghina dedicata a "El vicol di lavandee" di Pizzamiglio e Pinott, interpretata da Chiara Girola. Puoi ascoltarla cliccando qui.
A sinistra i suonatori di beimbau, in questo momento col megafono, a volte coi differenti trilli del fischietto, il maestro dirige gli srumenti ed il gruppo musicale.
In primo piano la signora baiana con la quale ho conversato un poco, in portoghese, pra matar a saudade da terra dela.
La caratteristica roda de Capoeira baiana qui suppongo "gicata" da due meneghini.
Il popolo brasiliano, credo che al mondo sia quello che comprende la maggior parte di razze/etnie. Oltre alle tre originarie, indio, negra e portoghese, comprende da generazioni etnie bianche, asiatiche, arabe e quant'altro, il che non permette di azzardare alla sola vista, la "nazionalità".
Il video
Clicca sull'a foto qui sopra per vedere un breve video della festa
Direttamente da Salvador
Due immagini che ho scattato nel quartiere Rio Vermelho a Salvador, durante una delle prime feste di Yemanjá alle quali ho partecipato. È lampante in queste due foto, che i pompieri non stanno disperdendo la folla coi loro getti d’acqua, la procurandogli un poco di sollievo e “rinsavimento” in questa seconda parte della festa, quella tutta profana e dedicata al DBP.
Dança Bebidas Paquera – Ballo Bevande Corteggiamento
Una panoramica della spiaggia del Rio Vermelho, da dove parte la processione delle imbarcazioni dei pescatori per offrire i doni per la Divinità.
Titolo: Galera brasileiros com gringo.
Qui, ad un'altra festa di iYemanjá, nel 2009, quando ormai diventato "grande" (ma per loro sempre gringo) fornisco delle informazioni ad un gruppetto di turisti. A sinistra, mi faccio ritrarre, rigorosamente vestito di bianco e con una maglietta molto esplicita, prima di offrire i miei fiore a Yemanjá.
O artista plastico che ho conosciuto nel 2001 a Sant Antonio, um bairo vicino al Pelourinho, nella città alta di Salvador, quando ancora accoglieva molti atelieres - studi - di artisti, prima di diventare un punto turistico.
Gil, dipingeva quasi esclusivamente Orichás o figure e situazioni tipiche baiane. Questa una sua interpretazione di Yemanjá che aveva permesso che fotografassi.
Uso il passato perché mi pare di aver sentito che alcuni anni fa Gil ci abbia lasciati.
Se clicchi sull'opera di Gil, puoi vedere altre figure di Orichás dipinte da Gil.
Asterischi ed altro...
* Può darsi che leggendo la parte dove descrivo Yemanjá e alcune particolari di divinità del culto del Candomblé, (non bene ed esaustivamente come meriterebbe) possa esserti venuto da ridere. Io fossi in te… non lo farei.
Non ho mai partecipato ad un Terreiro, per non sentirmi a mio agio, e… senza mentirti, per la paura che mi incute il rituale.
Non perché sia un culto “cattivo o maligno”, anzi. Perché due delle tre volte che, col rispetto del “non credente” mi sono rivolto a Yemanjá, sono stati esauditi i miei desideri (non come io immaginavo, ma esauditi). E l’altra volta che ho praticato, come tutto il gruppo di turisti, un “banale” rituale propiziatorio al matrimonio che si effettua nel punto più vicino del Brasile all’Europa, (Fernando de Moronha), arrivato nel Maranhão ho conosciuto la donna che un anno dopo avrei sposato.
Então… quidado!
** In Brasile, particolarmente nello stato di Bahia, l’appartenenza alla razza nera – negra, è motivo d’orgoglio e non una discriminazione.
Addirittura… no Carnaval de Salvador, il carnevale di strada più partecipato al mondo (si calcolano che ogni anno vi si affollino 1,5/2,0 milioni de foliões - di festaioli) c’è un blocco Afro che... se non sbaglio si chiama "Ilê Aiyê", che non permette a persone che non siano da razza negra di acquistare l’abadà ed entrare nelle sue corde.
I blocchi sono degli agglomerati di festaioli vestiti con la medesima T-shirt (abadá) che danzano al ritmo di un trio elétrico, (un enorme tir stracarico di altoparlanti con sopra star e gruppi musicali dai cache milionari) che percorrono le strade del circuito del Carnevale.
Il blocco è delimitato e protetto dai cordeiros, dei giovani a loro volta festaioli che per pochi reales sorreggono una lunga corda, che impedisce alla pipoca, la folla non pagante, di invadere il blocco.
La pipoca (pop-corn) è la maggior parte dei due milioni di partecipanti al carnevale, che scoppiettate accompagna i blocchi per tutto il percorso, senza poterci mai entrare.
Ma guarda... è più complicato spiegarlo che vederlo, perciò eccoti una foto di un blocco e della pipoca che lo circonda. Se ci clicchi sopra, puoi vedere un brave video, ancora più esplicito dell’animazione e dell’energia do Carnaval de Salvador Bahia, o maior Carnaval de rua do mundo.
Una veduta esplicita della multidão de gente che accompagna
il famoso, carissimo e... pesado blocco di Chiclete com banana,
(cicca/gomma americana con banana)
mentre percorre un tratto del circuito Barra-Ondina.
VICOLO DEI LAVANDAI
Durante l’usuale ed indispensabile giro di bozze che ho, con la Paola Cavanna, per evitarti le enormi castronerie che scrivo in milanese, ma non solo, le chiedevo per quale motivo il “vicolo dei lavandai” si chiamasse così, perché venisse identificato al… maschile: lavandai. Tu sai dirmi perché?
Ok… Dopo la spiegazione che Paola mi ha dato, è tutto chiaro.
Perché in milanese per dire «Andiamo al lavatoio.» si dice: «Andemm al lavandee.» e non “al lavatòi” come credevo, chi evidentemente è un italianismo dialettale.
Quindi se volessimo dire «Andiamo al lavatoio a guardare le lavandaie lavare…» in milanese dovremmo dire: «Andemm al lavandee a vardà i lavander lavà.» Ancor più appropriato sarebbe "Andemm al lavandee a vardà scrusciaa sul brelin".
TeKa P ???
P.s. Teka P è il nome del bravo, giovane e simpatico gruppo di musicisti che ha scelto di esprimersi in dialetto milanese, sia proponendo pezzi di loro creazione che interpretando classici della canzone popolare. I componenti sono Ivo (e questa già è una garanzia ) scherzi a parte, Ivo Maghini (vos e composizion) Andrea Parazzoli (pianofòrt e taster) Fabrizio Catinella (bass e vioron) Sergio Bianchi (batteria).
Entusiasta per l’ottimo e vivace spettacolo che avevo visto nell’auditorium di RP, nel giugno del 2015, avevo scritto un brevissimo racconto quella serata, intitolandolo proprio col titolo di uno dei loro brani più conosciuti: Caragna nò (di Ivo Maghini spiegate le ) che puoi ascoltare guardando il video che avevo realizzato la sera stessa, cliccando sulla foto di copertina del loro CD “Quatter malnatt”.
Puoi conoscere di più sui Teka P visitando il sito: http://www.tekap.it/ e/o sulla pagina facebook https://www.facebook.com/TekaPi/ .