A sinistra

El cata ruff…
Quando lo accompagnavo dei suo "fornitore"  preferito: l’Aimone,  mi mettevo a frugare sperando di trovare qualcosa di interessante da offrirgli e ricevere i complimenti per la scoperta, ma trovavo solo oggetti insignificanti. Lui si avvicinava, con aria distaccata guardava dove avevo già frugato io e mi diceva: e questo… non l’hai visto? Come per incanto a lui le cose apparivano: una scatoletta di pennini, un interruttore a peretta di bachelite, un pettine e una spazzolina di un milione di anni prima. 
Erano lì, ma non volevano fossi io a raccoglierli, loro aspettavano lui.

 


 

A destra

Al pomeriggio, in genere, per rilassarsi mentre ascoltava la radio, passava un po’ di tempo coi suoi " reperti". Ne sceglieva uno, una lampada a petrolio ad esempio, e le si dedicava totalmente, oliandone la cerniera arrugginita dello sportello, pulendone il vetro o scrostandone l’ingranaggio che regolava lo stoppino. Se era un orologio, rotto naturalmente, con la cornice lavorata, lo puliva dalle incrostazioni del tempo, minuziosamente e con tale dedizione da raggiungere un livello di cura incredibile; con la saliva inumidiva la bambagia che aveva avvolto sulle punte di una pinzetta da filatelico, (che ho ereditato) e come se fosse un pezzo etrusco, lo ripuliva tutto. Quando terminava, lo rimetteva sullo scaffale, nella sua posizione, definita  dalla polvere, a riposare e reimpolverarsi.

El cata ruff… segue

 

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El cata ruff... continua

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Seppur molto abile, Papà aveva un grande rivale in questa sua specialità, come si può vedere, 
era il suo amico di gioventù, l’Antonio, o come lo chiamava lui… Tugnela

 

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Antonio ad Asso prima della malattia

La Topolino acquistata in società ed usata in condivisione, 
dai due amici per le gite fuoriporta con le rispettive famiglie (3+3=6)

Antonio De Marco amico d’infanzia di papà, (anch’egli del Calvairate, P.zza Insubria) era, come l’amico, un appassionato ed abile “cata ruf”  - raccoglitore di immondizia. Recuperava, frugando sui banchi dei rigattieri alla fiera di Sinigaglia, gli oggetti più diversi e strani. Usuario anch’egli di selezionate e segretissime discariche, trovava vecchi macinini da caffè, lampade a petrolio, foto e libri del Ventennio e molti altri “oggetti poveri” d’uso comune, che a noi bambini sembravano cose d’altri mondi. Quando i due si si incontravano, per noi bambini era un divertimento enorme, assistere alla sceneggiata che interpretavano. Iniziavano con lunghe, estenuanti e ridanciane recite per mostrarsi vicendevolmente, ma solo in parte, i “reperti” e far aumentare la curiosità dell’altro e nostra, culminando con un elogio spropositato del “pezzo” ritrovato, degno di due grandi esperti di antiquariato (quali in verità erano). Tutto questo, al solo scopo di far lievitare il valore del “tesoro” da barattare con quello dell’amico/rivale. 
Antonio, ottimo giocatore di biliardo e di carte (dote passata in toto alla figlia), e tifoso milanista, (nessuno è perfetto) dopo il lavoro anche dopo sposato ed essersi trasferito, amava tornare a passare qualche ora al Campanale, un vecchio bar di piazza Insubria. Dopo qualche anno di pensione non ha retto al secondo intervento al polmone e dopo una malattia lunga e dolorosa è morto ad Asso, dove si era ritirato in convalescenza con la moglie .

Lo abbraccio forte, sapendo che mi guarda non sempre sorridendomi.

 

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