DarioeFranca

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Mes de Ottober 2016
 
… tutto attaccato come una sola cosa. Credo che per molti milanesi la scomparsa di Dario Fo sia l’ulteriore perdita che si aggiunge a quella già grande di Franca Rame.

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Così... credo che in questi giorni, chi come me e molti di voi che li ha profondamente amati, li pensi ancora una volta insieme. 

 


    

DarioeFranca secondo me 

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Ho scritto i loro nomi in una sola parola, per evidenziare graficamente ciò che in realtà erano nella vita, una sola “cosa”. Anche se una parte appariva maggiormente, godeva di una notorietà superiore, ha ricevuto importantissimi riconoscimenti, naturalmente sto parlando di Franca smile25x3, erano un tutt’uno. Questa di specificare, disorientando inaspettatamente il pubblico, è una delle rodate tecniche che Crozza utilizza nei suoi spettacoli. Trattandosi di Franca e Dario mi permetto l’irriverenza di utilizzarla anche nel racconto.

 

DarioeFranca, sono stati personaggi ed artisti che in perfetto accordo, hanno dipinto la loro vita di colori a tinte forti, a volte stridenti, convinti delle proprie idee, che… come ha detto il figlio Jacopo nel suo ricordo, sabato sul Sagrato del Duomo, li hanno portati a pagare le scelte fatte, a discapito dei vantaggi che mediazioni e compromessi gli avrebbero portato.

Dario Fo è arrivato a casa, quando ero ragazzino, portato da papà, sulla copertina di un 33 giri, che ho ascoltato più e più volte. 

Papà diceva, se non ricordo male, che anche Fo era stato Vigile del Fuoco e che lì l’aveva conosciuto. Ma potrei sbagliarmi. Quel 33 era “Mistero buffo”. 

Lo ascoltavo affascinato ed immerso nel racconto, che mi ricostruivo nella mente, mentre al mi tavolo, riempivo fogli e fogli, disegnando quelle composizioni “creative e fantastiche" che all’epoca tutti realizzavano, per dimostrarsi l’un l’altro, la propria creatività e fantasia.

Qualche volta sono andato anche alla Palazzina Liberty, a vedere i loro spettacoli (di certo “portato” dai miei, visto che ai tempi ero un “etereo/trascendentale” poco incline alle più concrete denunce e lotte intraprese dalla sinistra extraparlamentare). 

Un ricordo per tutti del Fo attore è di quando Dario m’ha rapito e fatto volare. 

Recitando un monologo, descriveva la preparazione, la partenza ed il volo, di un pilota che a bordo di un caccia americano, partiva per una missione. Ero così coinvolto e “dentro” il suo racconto, in grammelot naturalmente, che a un certo punto… mi son trovato a volare.

Alla Liberty ho avuto modo di conoscere anche Franca Rame, che m’ha colpito per bravura e preparazione, e sorpreso per l’approccio scenico totalmente differente da quello accattivante e “sornionico” del marito, anche se ugualmente incisivo. 

L’inaspettata “recitazione classica”, m’aveva un po’ imbarazzato ed inizialmente “raffreddato” le simpatie nei confronti di Franca Rame, ma dopo aver conosciuto, raccontati da mia madre, che la stimava moltissimo, alcuni aneddoti di impegno sociale e concreta lotta politica, mi sono ricreduto, spingendomi addirittura ad apprezzane, da giovane maschietto, l’esuberante bellezza e la spiccata femminilità  smile25x3 .

Alla base della mia “soggezione”, c’era il modo con cui Franca Rame appariva pubblicamente; mai favorendo facili confidenze. C’erano la sua intransigenza e determinazione caratteriale, la fedeltà alle sue scelte al marito, lo scrupoloso impegno nella raccolta della documentazione del loro attività teatrale e la sua organizzazione. (Vedi archivio digitale da lei realizzato, cliccando qui).  http://www.archivio.francarame.it/home.aspx 

Naturalmente, oltre alla presenza nella “gestione” familiare, che la trasformava nel granitico sostegno della loro unione. (Un aspetto che riconosco nel carattere di mia madre).

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Graniticità” confermata in occasione della cerimonia (laica) svoltasi in piazza Duomo, avvenuta sabato 15 Ottobre, sotto una pioggia battente, dove Carlo Petrini, ha ricordando l’importanza di Franca Rame nella vita del marito, citando lei stessa quando affermava: “sono il piedistallo del monumento di Dario Fo”. 
Una sintesi perfetta del pensiero lungamente esposto poco sopra, non trovi?

La mia predilezione che traspare per Franca, non è dovuta ad un… più o meno latente “complesso di Edipo”, ma bensì ad una avversione epidermica nei confronti del marito premio Nobel, mio riferimento politico per molti anni, da quando si è fatto Grillino. In altre parole: disamoramento.

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Il caso vuole che proprio un paio di giorni prima della sua scomparsa di Fo, pubblicavo un blog sui bei murales di via San Calimero, dedicati ad alcuni milanesi che hanno fatto grande la nostra Città, e alla fine del racconto della trafficata San Calimero di una volta,  a proposito di Franca e Dario scrivevo: “penso che la  sua “luce” fosse la moglie”. Per andare al blog, clicca qui.

 

Comunque, nonostante il disaccordo politico di questi ultimi anni, che mi ha fatto precipitare da quel meraviglioso aereo sul quale Dario mi aveva fatto salire, sono andato alla camera ardente al Piccolo Teatro a salutare l’artista e il compagno di una volta.

Alla cerimonia in piazza Duomo, quella dove Grillo è arrivato per ultimo e se ne è andato per primo, non avendo mai applaudito o fatto un gesto di approvazione, per non smettere di ravanarsi la barba, NON SONO ANDATO. Troppe stelle scadenti. L’ho accompagnata in TV.

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Venerdì 14 Ottobre - Gli inviati alla camera ardente, allestita al Piccolo Teatro, alle ore 14:00, orario in cui sono andato a salutare l’artista Dario Fo. 

 

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I giornalisti nell’atrio scrivendo i pezzi da inviare ai giornali.

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L’entrata della camera ardente, col libro delle testimonianze. 

Bizzarra, ma trattandosi di Dario Fo, non ho osato chiedere, era la scritta luminosa posta all’ingresso della camera. Una strana coincidenza o una scelta dell’artista? che come ha ricordato Carlo Petrini, ha voluto scrivere la scenografia del suo funerale, come il suo ultimo spettacolo.

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L’interno della camera.

 

Praticamente tutti i mezzi di comunicazione hanno commemorato Dario Fo, e la sua “Ho visto un Re” è stata la canzone più trasmessa, nella versione cantata da lui, lui e Jannacci, dai due autori intorno un tavolo con Gaber, Celentano e Albanese... tra le altre. 

Ma di tutte, le versione che mi è piaciuta di più, anche… per altre ragioni affettive è stata “Eu vi um rei” del gruppo è brasiliano, i Selton. Trasmessa durante “Il sabato del villaggio”, la trasmissione del sabato, appunto, condotta da Paolo Minella a Radio Popolare, che ha anche una pagina facebbook che ti invito a visitare, cliccare il “MI piace” per contribuite a raggiungere i 3.000 “Mi piace” prima della fine dell’anno. Per il link, clicca qui.  

Clicca invece sulla barra audio qui sotto e divertiti.

Versione brasiliana di "Ho visto un re" - Selton -"Eu vi um rei"
 

Termino il mio ricordo di Dario e Franca, abbracciando forte, anche se non lo conosco, il figlio Jacopo, perché… conosco bene lo smarrimento, il dolore ed il vuoto che questo lutto gli ha provocato e per molto, molto tempo gli provocherà. Per sempre. 

Ti sono vicino. Ivo

 


 

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Papà, che come ti ho detto, se non ricordo male, diceva di aver conosciuto Dario Fo, mi ha anche detto che il disegno che di seguito ti mostro, era opera sua. 
Non riesco a riconoscere la firma e non riesco a decifrare la calligrafia. 

Perdonami per tutte queste “incertezze” nelle affermazioni relative all’amicizia tra loro, ma sono ricordi lontani, avvenuti in un epoca, che il mio interesse per ciò che il mio vecchio mi raccontava, era molto, molto inferiore a quello che oggi avrei, se avessi la possibilità di ascoltarlo.

 

 

 


 

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