Mes de Agost 2016
Questo mese, il Roberto Marelli, ha voluto regalarci un consiglio per una “camminata” con questo articolo, che ben si addice al periodo vacanziero.
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Sarà molto gradito, a chi ama scoprire cultura e bellezze non solo naturali, storia e leggende, senza per questo fare il Cammino di Santiago de Compostela… obbligatoriamente.
La possibilità poi, di gustare le tipiche delizie enogastronomiche della zona, renderanno il consiglio, una “tappa” da non mancare.
Buon "cammino" elbor
Weekend in Lombardia
di Roberto Marelli
A 41 km. da Varese, passando per Luino e percorrendo la Val Dumentina, dopo aver mandato un saluto alla grande statua dedicata a San Carlo Borromeo, si arriva a Curiglia con Monteviasco, che è forse il paese più singolare dell’alto varesino, ad un tiro di schioppo dal confine svizzero. L’unione di Curiglia con Monteviasco è abbastanza recente: risale al 1928.
Il primo in pianura, l’altro, Monteviasco, è situato a 670 m. s.l.m. ed è formato da un gruppo di case in pietra, come in pietra è la pavimentazione delle strette viuzze. Oggi a Monteviasco vivono stabilmente 12 persone, solo nelle festività e durante l’estate il paese si anima di turisti, ma è un turismo " mordi e fuggi", giusto il tempo di una visita al Santuario e gustare un ottimo brasato con polenta.
In valle si narra di numerosi litigi tra gli abitanti di Monteviasco, i paesi della Val Veddasca e il Malcantone svizzero, a causa dei confini del territorio la cui assegnazione avvenne ai tempi di Maria Teresa, con il trattato di Varese. L’imperatrice però, non rese giustizia ai diritti degli abitanti della Val Veddasca che l’accusarono d’aver ceduto agli svizzeri buona parte del loro territorio, privandoli così dei pascoli migliori.
Considerata la cosa come un sopruso, non perdonarono mai l’autrice della grassazione e, secondo una leggenda, non la perdonò neppure il tribunale divino, tant’è che ancor oggi il suo spirito si aggira sulle vette della Striera e..."durante l’infuriare dell’uragano, l’anima di Maria Teresa guizza in un susseguirsi di fulmini, si fracassa contro le rocce, romba coi tuoni, ulula col vento, scontando così le più terribili pene della giustizia divina, per l’offesa fatta alle popolazioni della Veddasca...".
L’attività economica di Monteviasco, fino al secolo scorso, grazie ai numerosi alpeggi, era basata sull`allevamento del bestiame e sulla produzione del carbone di legna, portato a valle con le gerle lungo una scalinata scavata nella roccia, perché sino alla meta del secolo scorso al paese ci si arrivava solo a piedi, salendo 1442 gradini in mezzo alla boscaglia. Si narra che Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, quando era arcivescovo di Milano, andò in visita pastorale al Santuario della Madonna della Serta a Monteviasco e per salire si sia lasciato trasportare dentro una gerla da una robusta montanara che fece i tre chilometri della scalinata senza fermarsi; stessa cosa avvenne per il suo predecessore, il cardinale Ildefonso Schuster, che nel 1945 scelse il Santuario della Serta come sede, per il Giubileo Mariano, di ringraziamento per gli scampati pericoli della guerra.
Dal 1989 vi è una funivia che parte dal villaggio di Ponte di Piero, situato ai piedi della scalinata, che in circa 12 minuti arriva a Monteviasco.
Durante la salita godrete di una bellissima panoramica della Valle Veddasca e i suoi nuclei abitativi nascosti nel verde e, nelle giornate limpide, anche del lago Maggiore.
Cito come curiosità che sono molti, ancora oggi, che preferiscono arrivare lassù dopo una salutare scarpinata e Monteviasco accoglie i visitatori che scelgono di salire a piedi, con questa frase posta su di un cartello all’inizio del paese:
"Benvenuto o passegger, sosta e riposa. Il monte rasserena e disacerba ogni segreta pena."
Al termine della lunga scalinata, per prima cosa, il gitante visita il Santuario, sostando in preghiera davanti ad un dipinto su tela raffigurante la Madonna del Serto.
Alcuni storici sostengono che il nome non derivi dalla corona che reca sul capo, ma dalla "serta" dei monti che contornano il paese, sostituito poi con "Serto" per motivi di devozione.
La più curiosa tra le leggende su Monteviasco è nata nel XVII secolo durante la dominazione spagnola in Lombardia. Si racconta che il villaggio fu fondato dai famosi "quatter ladron", ovvero da quattro soldati di una guarnigione milanese che avrebbero disertato, per non essere processati a causa di scorribande e saccheggi alla popolazione inerme.
I fuggitivi, in cerca di un rifugio dove la giustizia non avrebbe potuto raggiungerli, arrivarono in Val Veddasca, luogo di origine di uno di loro, e si fermarono in località Monteviasco, dove era facile nascondersi tra la folta vegetazione. Si costruirono la propria casa in pietra per mettersi al riparo dai rigori invernali, ma si resero subito conto che mancava loro una compagna per cui senza pensarci troppo decisero di rapire quattro fanciulle. Nottetempo scesero a valle e misero in atto il loro proposito, che non mancò di scatenare le ire degli abitanti dei paesi delle rapite che salirono a Monteviasco armati di spade e forconi per liberare le ragazze. I quattro "ladroni", decisi a non cedere, ingaggiarono una impari lotta, ma quando stavano per soccombere, dalle case uscirono sorridenti le quattro donne e convinsero i paesani che, in fondo in fondo, con i quattro giovani non si trovavano poi tanto male, così tutto si concluse tra festeggiamenti e grandi bevute. Monteviasco, nel corso dei secoli, si popolò dei discendenti dei "Quatter ladron". Ancora oggi, a ricordo dell’evento, un ostello del paese è chiamato in dialetto locale: " Quatra brighent" (Quattro briganti).
Grazie ancora Roberto.
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Se scrivom... elbor