Maggio 2016
In una delle “mille” telefonate per chiedergli aiuto che ho fatto al Marelli questo mese, gli è scappato detto che aveva scritto, per Vivere Milano, un articolo/intervista, sul Pelè; te ‘l conosset? – mi ha chiesto.
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– Sì.. certo, l’ho conosciuto nel 2015, un giovedì al Club del Tennis, di via Lampedusa, col Nadir – mi sono affrettato a rispondergli, come a dimostrare la mia “entratura” nel gruppo dei milanesi DOC, e anche G (Denominazione di Origine Controllata, e… Garantita) della vecchia canzone d’osteria milanese.
Dopo aver giocato “l’asso di denari”, ho approfittato della nota disponibilità del Marelli, e gli ho chiesto: - perché non mi mandi il testo. Lo pubblico sul sito, e gli linko il video di loro due, che suonano allo Spirit de Milan, lo scorso anno ad Agosto…
- S'te fee cos'è? Gli collego un video del Pelè col suo tollofono, accompagnato dal Nadir e la sua chitarra… - gli ho risposto. Lassom vedè... è stata la sua risposta.
Ecco qua l'articolo, con inserito il video, che puoi vedere cliccando sulla foto che ritrae i due artisti su palco.
Buon divertimento elbor
Pelè, l'ultimo testimone
di una Milano dimenticata
di Roberto Marelli
ROBERTO - Il tuo nome vero?
PELÈ - Il mio nome è Giancarlo Peroncini detto Pelè perchè correvo forte, la storia è questa... un piccolo furtarello... Ma il padrone mi ha visto e allora sono scappato! Esco dalla fabbrica, vedo tanta gente che corre e ho cominciato a correre anch'io... era la Stramilano... primo sono arrivato io, secondo il brigadiere che mi inseguiva.
ROBERTO - Queste sono le storielle che racconti in teatro nello spettacolo "Milano nera" di Colaprico!
PELÈ - Si, però qualche momento di verità c'è, per esempio il primo furto l’ho commesso rubando l’anello alla levatrice, quando mi ha fatto nascere!
ROBERTO – Non male come inizio, ma raccontami come sei arrivato a conoscere il Luciano Sada, meglio noto come Pinza.
PELÈ - Lo conoscevo fin dai tempi del Gratosoglio.
ROBERTO - Il Pinza mi parlava spesso del suo locale al Gratosoglio, col Pinuccio Bosetti che suonava il piano.
PELÈ - Pinuccio Bosetti, detto, el manetta, perché faceva il tramviere. Il locale era frequentato da balordi! Un giorno entra uno con la rivoltella... bum! Gli scappa un colpo, un buco nel juke-box, il Pinza si è spaventato, ha tirato giù la cler e ... fuori tutti! Poi uno, un ladro, ha detto: "Povero cristo ha tre figli, se lo facciamo chiudere non mangia più!" Allora cappello in mano, tra tutti i balordi hanno raccolto 10.000 lire, hanno picchiato al vetro della finestra, il Pinza ha aperto e gli hanno buttato dentro i soldi della colletta. Poi il Luciano ha rilevato un'osteria in via Ascanio Sforza al 13, all'inizio del Naviglio Pavese, un vecchio locale che si trova già nei mappali del 1600 chiamato: Hostaria della Briosca.
ROBERTO - Tu andavi tutte le sere in Briosca, vero? Facevi anche parte dello spettacolo...
PELÈ -... Io, il Wanda, il Rinone, il Rossetti, il Cesarino e naturalmente il Pinza, ogni sera inventavamo uno spettacolo, ne parlava tutta Milano, ogni sera era un successo, ogni sera un pienone, ogni sera una colossale ciocca e si finiva per tirare mattina; tra i clienti all'inizio c'erano anche Nino Rossi e Mimmo Di Miccoli, che dopo sono diventati grandi cantautori milanesi. E poi tanti pittoreschi personaggi come il Pinto due pistole, il Remo Prefettura, chiamato così perchè faceva le patenti più vere di quelle della Prefettura, o l'Angelo Angiola detto Zola, un ladruncolo di biciclette che è riuscito a far commettere il furto di una radio ad un ignaro poliziotto! Volevamo tutti bene a quei piccoli balordi, li proteggevamo, perchè rubavano per mangiare!
ROBERTO - Quando hai aperto l'osteria a Vaiano Valle?
PELÈ - Io lavoravo alla Mondadori, portavo in giro i giornali, quando è subentrato Berlusconi, i primi ad essere licenziati siamo stati noi distributori, ventidue persone. Mi volevano dare due milioni di liquidazione, invece tramite l'avvocato ne ho presi trentotto. Trentotto milioni di quel periodo! E con quelli ho aperto il locale.
ROBERTO - Come si chiamava: dal Pelè?
PELÈ - No, si chiamava - L'osteria delle tre fontane - perché davanti all'ingresso c'erano tre fonti di acqua sorgente, formavano un laghetto da dove partiva un torrentello che andava a finire nel Porto di Mare. Quando si è incendiata la ditta Bic, in via Quaranta, tutte le macerie le hanno portate lì e hanno chiuso il laghetto.
ROBERTO - Perché!?
PELÈ - Perché la cava del Porto di Mare era già stata riempita e chiusa... Al suo posto adesso c'è la fermata del Metrò giallo che si chiama appunto: Porto di Mare! Era bella la mia osteria, era una di quelle giuste, con annesso il gioco delle bocce.
ROBERTO - Per quanto tempo sei rimasto lì?
PELÈ - Tredici anni. Era diventata un pò il centro della milanesità...la mia osteria, come ti ho detto, si chiamava Le Tre Fontane, ma per via delle ciucche che prendevamo, la chiamavano tutti Gainoteca. L'ho fatto scrivere a mò di murales, da uno della Conchetta, anche sulla parete di lato all'ingresso.
ROBERTO - Come si chiama quello strano strumento che suoni durante i tuoi spettacoli?
PELÈ - Tolón... l'è nassuu in de l'osteria ...
ROBERTO - E in italiano?
PELÈ - Tollofono!... Era fatto con una grossa tolla" (latta) dal bordo alto un centimetro, poi facevi una tacchetta sul manico di una scopa e l'appoggiavi sul bordo della latta, infine legavi una corda, di quelle per stendere i panni, ai due lati del manico e El tolón era pronto per fare da accompagnamento alla chitarra, e io che non ero capace di suonare la chitarra ho imparato a suonare el tolón: tum - tum - ... suonavo anche i campanelli, e se non c'era nessuno in casa, entravo...(ride), ma questa è un'altra storia!
Errata corrige. Nel video c’è un refuso: No Pineta Terra ma PIANETA TERRA. Perdonami…
ROBERTO - No, questa è una battuta che dici nello spettacolo di Colaprico! Come sei entrato in contatto con lui?
PELÈ - Colaprico lo conosceva uno del Conchetta, che è stato anche assessore a Palazzo Marino, Atomo Tinelli. Era mio cliente in Gainoteca...nello spettacolo fa il padrone del bar e io faccio quello che è stato in galera, racconto storie e canto canzoni della mala, suonando El Tolon.
ROBERTO - Chi ha avuto l'idea dello spettacolo?
PELÈ - Ha fatto tutto il Colaprico. Ora ne sta preparando un altro, sempre con me, Didi Martinaz e Atomo.
ROBERTO - Raccontami del Praticello...
PELÈ - Il Praticello era in via La Spezia, sulla sinistra prima del ponte, a ridosso del terrapieno della ferrovia; ci andavo tutte le notti, verso le tre, quando la Briosca chiudeva. Si cantava, si beveva, il padrone si chiamava Gianni, mio grande amico.
ROBERTO - Al Praticello venivano anche Cochi e Renato?
PELÈ - Tutti i cabarettisti venivano sia al Praticello che alla Briosca, a cercare nuove idee per i loro spettacoli.
ROBERTO - Anche il Pinza durante una mia intervista registrata a Novaradio, ha detto che i cabarettisti milanesi venivano alla Briosca per ispirarsi alle vostre creazioni.
PELÈ - Il Campanaro, per esempio, siamo in pochi che la sanno, io, l'Alberto Rossetti, il Pinza, il Wanda e il Rinone, la sapevamo solo noi, dopo hanno cominciato a cantarla in coppia anche il Massimo
Boldi e il Teo Teocoli. L'hanno fatta ad Antenna Tre, una sera la cantavamo in un modo, la sera dopo in un altro, non era mai uguale, non si ricordavano le parole e non la facevano bene!
ROBERTO - Però aveva successo!
PELÈ - Ma non per loro, aveva successo perché era una canzone spiritosa.
ROBERTO - E il : "didim e didum e didera”? Quando facevo gli spettacoli di cabaret con l'Anna Priori e l'Alberto Rossetti, l'Alberto al finale cantava sempre: “e didim e didum e didera...”
PELÈ - Era il ritornello di questa canzone: El campanaro!
ROBERTO - Me la puoi accennare?
PELÈ - Per cantare El campanaro bisogna essere in tre, uno cantava: "Io sono il campanaro e da mattina a sera tiro le campane e faccio dindon-dan!" L'altro: "Io sono il chierico, rispondo alla preghiera, sempre sono pronto al Kirie eleison!" - Poi entrava il Pinza: "Vedete in me, il parroco del villaggio, tutti confesso e non faccio eccezion... entrino le vergini!" - A questo punto entravano due battone ancheggiando, e il Pinza continuava: "Raddoppio di coraggio e ribatto sull'argomentazion!" E tutti in coro: "E dim e didum e didera, e didim e didum e didà!" Poi ci mettevamo quattro da una parte e quattro dall'altra, e cantavamo: "Oh, quante belle figlie Madama Doré.."
ROBERTO - Che locali c'erano oltre la Briosca, e il Praticello!
PELÈ - C'era la "Luisa", un locale prima della Conca Fallata che fino alle tre di notte era sempre aperto.
ROBERTO - E la Conchetta?
PELÈ - No, La Conchetta non c'era ancora, è venuta fuori dopo il fatto de Le Streghe.
ROBERTO - Il famoso ristorante di Moncucco, dove più di trent'anni fa c'è stata una strage…
PELÈ - Solo a raccontartela mi viene il mal di testa, ho passato una vita in quel locale e proprio quel giorno ero stato lì qualche ora prima, ma poi mi sono rotto le palle e sono andato a casa... la mattina dopo alla radio ho sentito quello che era successo... fortuna che i miei amici si sono salvati, il Luciano Restelli che faceva il cameriere e il Meazza che suonava con i cucchiai... qualcuno gli ha "soffiato" di non andare quella sera a lavorare, di darsi ammalati.
ROBERTO - Mi ricordo che sul quotidiano "La Notte", la notizia è uscita in prima pagina a caratteri cubitali. - Le Streghe, di proprietà di Antonio Prudente, era un ristorante di via Moncucco, in zona Barona, che veniva chiamato - la fogna - perché dietro scorreva un canale di sfogo detto "La sciresa" (La cigliegia). La mattina del 3 novembre 1979 nel locale hanno trovato otto morti...compreso la cuoca. Gli autori della strage non hanno voluto lasciare testimoni!
PELÈ - Oeu! L'è sta on casin...io li conoscevo tutti, dal padrone che hanno ammazzato, ai fratelli.
ROBERTO -Torniamo alla Briosca, il Pinza mi ha detto che il Sindaco Carlo Tognoli ha dato la Benemerenza Civica a tutto il gruppo della Briosca.
PELÈ - E' vero, noi " Amis de la Briosca "siamo tutti Benemeriti, per le nostre iniziative a favore degli anziani del quartiere. In un primo momento il Sindaco voleva premiare solo il Pinza, ma lui ha detto: "O tutti o nessuno!"
ROBERTO - Grande Pinza! Senti Pelé, parlami del Rinone, che è l'unico del vostro gruppo di cui so poco.
PELÈ - Il Rinone aveva una ditta in società con la sua donna e, negli ultimi tempi, mi pare che avesse messo su una osteria a Rosate, si chiamava "La Piola".
ROBERTO - Di quel mondo lì, gli unici testimoni rimasti siete tu e il Cesarino Lamberti....
PELÈ - E speriamo di restare qui ancora un bel pezzo! (Fa un gesto scaramantico)
ROBERTO - Pele’, non ha bisogno di nessun gesto scaramantico, perchè è tuttora in attività; col suo "tolon", quando non è impegnato nello spettacolo "Milanoir-Milanuit" di Piero Colaprico, è spesso in televisione a Telelombardia, canta a Radio Binasco e nei "santuari della milanesità" come l'Osteria del Treno, da Tommaso in via De Castillia all'Isola o allo Spirit de Milan in via Bovisasca. Nei rari momenti di pausa partecipa ai tornei di scopa alla Cooperativa di Opera e vive in serenità al Palazzon di Rozzano, circondato dall'affetto della moglie Rosanna e dei suoi tre bellissimi nipoti, Andrea, Angelica e Mirko.
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Se scrivom... elbor