capolett-s-cristoforo
Maggio 2015 
Internauti del dialetto milanese… uniamoci e navighiamo. In questo caso non sui nostri Navigli, ma tra le pagine facebook di “Milano sparita e da ricordare” che si rivela sempre all’altezza del titolo.

 

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Quando mi ci infilo, col proposito di dare solo un’occhiata, così per rilassarmi un attimo, il tempo mi passa senza accorgermene, inizio a perdermi nelle foto della serie delle case di ringhiera, passo a spulciare le vecchie cartoline della Milano che non ho conosciuto, poi catturato dalla cover di un video dell’ATM, quella di una volta – di quando la sentivamo ancora… nostra - e a quel punto, mi accorgo che è passata un’ora.

Perché nostra ATM? Perché al tranviere di una volta chiedevi dove dovevi scendere per via Xxxx e lui te lo diceva, se correvi per prendere il tram, quando ti vedeva ti aspettava.
Lo sai cosa mi diceva mia madre, da ragazzino prima di uscire, le prima volte che andavo in centro da solo? - Hai tutto, fazzoletto, soldi, gettone? Lo sai vero… se ti capita qualcosa e hai bisogno di chiedere aiuto a qualcuno, cerca un Vigile e se non c’è… un Tranviere. Loro hanno la divisa, puoi fidarti. (Altri tempi). 

Comunque, lassem perd, voglio mostrarti queste due immagini, (prese sul sito facebook di “Milano sparita e da ricordare”). Sono fatte nello stesso luogo: la chiesa di San Cristoforo, presa da… sì, sì, inutile che te lo descriva, sai benissimo dov’è. Io dico che sono state scattate in un periodo poco distante una dall’altra. Una in una bella giornata, col cielo terso, “quel cielo di Lombardia, così bello quand'è bello, così splendido, così in pace.”  - A. Manzoni, I Promessi Sposi – cap. 17 – e l’altra , e in una “dove gh’è ona scighera che la se taja cont el cortell”- Sulla nebbia non ho trovato una citazione famosa e non sono nemmeno sicuro che coltello si scriva con due elle. 

Mentre sugli scatti che ritengo essere stati fatti a “distanza ravvicinata” me ne sono convinto per il fatto che l’uomo che sta salendo il ponte, porta, anche se aperto, il cappotto, come succede, quando Milano ci regala un giorno di sole e cielo sereno nel bel mezzo di un inverno freddo e nebbioso, che però a me piace ugualmente.

Sono certo che papà dipingerebbe un bellissimo quadro di questo scorcio. Mi pare di vederlo, con la biro su un pezzo di carta recuperato, prendere quei suoi appunti, scarni e dettagliati allo stesso tempo, si annotava certi colori, condizioni: verde sporco, macchia di umidità, ect. che poi si appendeva affianco del cavalletto, come se fosse una fotografia, che guardava e riproduceva su… magari un’assicella trovata dal strascee.

elbor

 

feceb-pà

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