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Mes de Settémber 2016
Me la ricordo la carta da zucchero. Il droghiere (el fondeghee) la usava per incartare, ma non mi pare solamente lo zucchero, che allora si vendeva sfuso.
E poeu, el me da trii etti de zuccher. A casa dei miei nonni, (come altri “imballaggi”) veniva piegata e conservata e quando andavo ai giardinetti, la nonna ci avvolgeva la merenda: un bell’uovo Kinder©.

 

 

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Sto scherzando… era pane, burro e zucchero. (pan, butter e zuccher, anche se la nonna era di Venezia... città come amava puntualizzare la nonna Bianca).

La poesia della Pinuccia Giorgetti che ti propongo questa settimana, si intitola proprio: “La carta del zuccaher”. È, a mio parere, un piccolo cartoccio di ricordi, avvolti nella carta dolce del ricordo e della nostalgia. In una sua lettera, (ti ricordo che Pinuccia vive a Parigi) mi scrive – già perché lei lo fa veramente, con carta e penna, busta e francobollo.



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Pinuccia, quando sbaglia una parola, la scrive su un altro foglio, la ritaglia e la incolla sopra quella errata. Ricevere sua corrispondenza mi inorgoglisce.
E pensare che io magari le scrivo, mentre in background salvo un filmato o converto un file. Ho il correttore ortografico che mi segnala gli errori (non si direbbe… lo so) e quando sbaglio, schiaccio “CANC” e riscrivo, poi gli do invia, (alla mail della figlia) e… pronti, ho scritto.

Bhe a mont… nella lettera che ho ricevuto qualche giorno fa, mi diceva che questa è tra le sue preferite, insieme a “El scatolin del lùster” che ti proporrò in seguito, dopo aver ritrovato la scatola del lucido da scarpe, che ricordo essere tra le cose del viejo.

Ti lascio alla poesia di Pinuccia. Se vedom… elbor

 

 

La carta del zuccher

di Pinuccia Giorgetti

 

Ai temp... quand la Berta filava

tutt i cà gh’aveven el sò portinari

e numm se andava e poeu se vegniva

senza dovè schiscià el "bottonari”.

 

I operari gh’aveven adree la schiscetta

e a mì me piaseva sgagnà la micchetta.

I mamm stendeven i pagn sora la ringhera

e i ritiraven quand eren succ, de sera.

 

I moros se scriveven i letter d’amor

cont el pennin e l’inciòster

e come l’era bell el color

de la carta del zuccher!

 

I prevet eren semper vestiì con la socca

sia che gh’era el sô o ch’el fiocca

e Soa Eminenza el Cardinal Schuster

allora l’era ancamò di nòster.

 

A Natal aspettavom tutti el Bambin Gesù,

che a portà i belè ai fiolitt l’era Lù.

In strada se sentiva parlà in milanes

e anca al mercaa quand compravom i scirés.

 

E incoeu? Incoeu la mondializzazion

la gh’ha portà chì tanta confusion!

 

 

P.s. Il titolo "Dolllza... la carta del zuccher"  mi è venuto in mente perché quando scartavamo il pacchetto, la carta rimaneva "sporca" di burro e zucchero e io la leccavo prima di iniziare il panino. Un po' come si fa (faccio) quando mangio uno yogurt, prima lecco la stagnola.

 


 

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Se scrivom... elbor