Mes de Luj 2016
Caro amico internauta milanese, ciao.
Che tu sia in vacanza o rimasto in Città, prenditi cinque minuti per rilassarti, fatti quattro parole crociate… in lingua milanese.
Ne riceverai per lo meno tre benefici: quello di verificare il tuo grado di conoscenza della Nostra lingua, quello di provare la tua abilità nello scrivere in milanese, e quello di sentire, due istanti dopo averle terminate, il piacere di poter affermare che… milanese come te, non c’è nessuno.
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Se mi hai letto sin qui, hai già fatto il conto alla rovescia, pertanto… non ti resta che cliccare sulla foto qui sotto, per avere il tuo CRUCIVEBA A LA MILANESA, realizzato con la cortese consulenza del Roberto Marelli e della Paola Cavanna.
Ti apparirà, un documento in formato PDF. Puoi decidere se vuoi salvarlo (scaricarlo) sul tuo computer per stamparlo in seguito, o se preferisci stamparlo immediatamente, e metterti subito al “lavoro”.
(Mmmmm brutta parola questa, se sei in ferie).
Nella speranza tu gradisca l’iniziativa, auguro una buona estate a te, alla tua famiglia ed ai tuoi amici.
elbor
Il filo nell’albero…
La mamma e papà erano appassionati per le parole crociate, e lo loro rivista preferita era “La Settimana Enigmistica” tanto che ne erano abbonati.
Seduti al tavolo uno a fianco dell’altro, passavano ore concentrati nei loro rispettivi cruciverba .
Chi conosce il “gote enigmistico”, riconoscerà in questo ingrandimento la grafica inconfondibile e costante negli anni, dello storico settimanale.
Non trovo indizi sufficienti per individuarne la pagina sulla quale, la mamma, che se sapesse che mostro al mondo intero, una foto sua in camicia da notte, mi scuoierebbe vivo, è impegnata.
Con la faccia da quello che vuole presentarsi come il primo della classe, qui vediamo el viejo, (con tanto di saltapicchio) alle prese con un “surrogato” enigmistico.
Lui aveva preso il vizio da lei, che faceva solo il “Bartezzaghi” e i rebus difficili delle ultime pagine.
El viejo invece, amava quelle a schema libero e i giochi con le parole. Anche lui faceva il “Bartezzaghi” ma solo quando ritirava dalla casella “La Settimana nuova” prima di lei.
Cosa che a lei proprio non piaceva, e per questo reclamava e lo rimproverava. «Non rispetti la “gerarchia”!»
Chi ha conosciuto papà, sa come gli scivolassero addosso quei rimproveri, ma chi ha conosciuto anche la mamma, può immaginare… se per caso el viejo non terminava “quel” cruciverba, (cosa che accadeva raramente) come non mancasse di redarguirlo, per poi apprestarsi immediatamente a terminarlo, con una postura di sufficienza e superiorità, sbofonchiando ad ogni casella completata.
Non altrettanto è difficile immaginare, come al contrario, quando papà terminava l’oggetto del contendere, con quale tono e con che sorriso di sufficienza e superiorità, glielo facesse scivolare davanti.
Per me e mio fratello, il rapporto con “La Settimana” è stato più soft, ma il piacere e la consuetudine di averla a portata di mano, è proseguito. Anche la tradizione relativa alla “priorità d’uso” è continuata nelle rispettive famiglie, ma… per quanto riguarda la mia, di unione, questa condizione di sudditanza… non è stata la principale causa della nostra separazione. Io faccio solo con le facilitate .
Anche i nostri figli, ora che sono finalmente fuori… di casa, mantengono l’abitudine di avere “La Settimana” a portata di mano. .
Quindi, i due capostipiti amavano i cruciverba, ora che ci penso, anche tra gli antenati; mia nonna Bianca, la mamma di mio padre e il Boremo, il nonno da parte di mia madre, amavano le parole crociate, gli attuali Borgonovo, “affiliati” inclusi, amano i cruciverba, è pensando a questo filo conduttore nel nostro albero genealogico, che ti propongo questo “gioco”.
Abbracci Ivo
Riflessioni
In verità, l’idea e la struttura dell’iniziativa l’avevo già preparata e provata a Gennaio di quest’anno, in occasione del primo AnniverSìt. Se vuoi leggere il racconto della giornata, clicca qui.
Come appunto raccontavo a proposito di quel giorno, il Tullio mi aveva avvertito… «Guarda che fare i cruciverba in milanese non è cosa da tutti».
È a questo proposito, che sempre il Tullio Barbato, mi faceva notare che il Dino Gabiazzi, che naturalmente lui conosceva bene, (regista teatrale anche per la Compagnia di Radio Meneghina, della quale hanno fatto parte personaggi della statura di: - riporto così come me li ha annotati a margine foglio - Marco Candiani, Piera Bottini, Mina Ragnoni, Vidante, Zocchi e tanti altri. Una sua biografia cliccando qui. )
«Lui sì, creava le parole crociate in lingua milanese. Ho paura che tu…».
Ed infatti, quel debutto è stato disastroso. Ma non è stato per superbia, che ho voluto provare, è stato un tentativo che sapevo essere sottoposto a pochi amici, l’ho fatto perché a differenza del Gabiazzi, non dovevo creare nulla, ma solo inserire delle informazioni in un generatore online e dargli il via.
Cosa che ho fatto… ma scrivendo errato alcuni termini.
Ora, che mi sono fatto aiutare dal Roberto e la Paola, se non mi sono scappati dei refusi, il generatore dovrebbe aver lavorato correttamente e prodotto un piccolo cruciverba (esatto). Il fatto poi, che nel sito, sia tato possibile inserire la nuova funzionalità di: Stampa PDF, mi ha spinto a riprovarci.
Ecco spiegato tutto
P.s. Indovinello. Sai dirmi in quale stanza; mia madre e mio padre, io, mio figlio, sua madre, mio fratello e sua moglie, i loro due figli, insomma… tutti i Borgonovo tengono a portata di mano, almeno una copia de “La Settimana Enigmistica”?
P.s 2 Nel racconto di questo mese, “La Darsena segond la Piera” verso la fine, ho messo un post scriptum che recita: La mia “maestrina dal lapis ross” me l’ha diì 'se voeur dì gera e anca pedina. Ma t’el disi nò!!!
Non è che ho voluto fare el rompaball o el risietta, ma semplicemente non l’ho detto perché pensavo di usarle per il cruciverba.
Detto ciò… la gera è la ghiaia, la sabbia come quella che trasportavano i comballi, mentre la pedina era un gioco di abilità che facevano i bambini (io l’ho fatto quando ero al mare, in colonia). Si usavano cinque sassi o noccioli di pesche ben ciucciati e seccati. Uno lo si teneva in mano, i quattro rimanenti in terra posizionati agli angoli di un quadrato.
Poi, dicendo una filastrocca, che indicava il numero pedine che si sarebbero avute in mano dopo l’esercizio, si lanciava in aria la pedina che si aveva in mano, ad una altezza sufficiente a raccoglierne con la mano vuote, una pedina tra quelle poste in terra, ma… riprendendo la stessa senza che toccasse il terreno.
Si riposizionava la pedina e aumentando di una unità il numero di pedine si ripeteva l’operazione, questa volta, raccattando due pedine. Se la pedina lancia in aria cadeva, si passava la mano al giocatore successivo. Il gioco si ripeteva sino a che un concorrente non riusciva a raccogliere tutte e quattro le pedine senza commettere errori.
Spesso ci si stufava e si passava ad un altro videogioco. Ops… gioco, magari a... scondiroeula.
A nessuno di noi è mai stato spiegato questo gioco, perché… è sempre valsa la regola: adesso guarda, poi ti facciamo giocare.
Se me lo avessero spiegato, non avrei mai giocato.
Se vedom elbor
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Se scrivom... elbor